Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

In un’intervista il presidente Armani spiega il futuro di Anas

Il presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani, in un’intervista al settimanale L’Economia del Corriere della Sera, parla del futuro della società che gestisce le strade. L’obiettivo è di costruire il secondo polo italiano delle autostrade, che parta dal Sud e che sia espressione dello Stato. Allo studio, spiega Armani nell’intervista, c’è innanzitutto una maggiore chiarezza sul calendario che porterà all’integrazione con il Gruppo Ferrovie Italiane.  “Superate tre condizioni chiave fissate dal governo – si legge nell’articolo di Daniela Polizzi e Alessandra Puato –, entro novembre dovrebbe chiudersi il passaggio di azioni alla holding di FS, d’accordo con l’amministratore delegato Renato Mazzoncini. Che convocherà in autunno un consiglio per varare l’operazione”.

Allo studio c’è l’ipotesi di una bad bank che contenga i contenziosi in corso per circa dieci miliardi.  Per questo servirà comunque l’autorizzazione dell’Autorità nazionale anticorruzione.  “Il contenzioso – sottolinea Armani – si può risolvere anche subito se si trova l’accordo. Così si immetterebbe liquidità sul mercato, ristabilendo i rapporti con le imprese di costruzioni”. Luglio, spiega il presidente di Anas, dovrebbe essere un mese fondamentale. L’azienda aspetta da un anno e mezzo che il contratto di programma 2016-2020 venga autorizzato dal Cipe. La sua firma è una delle tre condizioni per procedere all’integrazione con FS, insieme all’impatto zero di questa operazione sui conti pubblici e alla sicurezza che l’Anas sia in grado di far fronte al contenzioso che si ritrova a dover gestire.

Con il nuovo contratto di programma cambierà il modo con cui lo Stato contribuisce al bilancio Anas, diventando a corrispettivo: finanziamenti finalizzati a precisi investimenti, e con la responsabilità dell’azienda sui tempi e la qualità degli interventi.  “È una struttura finanziaria di mercato e quinquennale. Non si naviga più a vista – sottolinea Armani al Corriere della Sera –, ma sul lungo periodo. Tuttavia si aspetta che le trattative col Tesoro e il ministero dei Trasporti procedano. La cifra che arriverebbe ad Anas sarebbe più alta rispetto al miliardo l’anno attuale: dovrebbero essere circa 16 miliardi su cinque anni, che possono salire a 23 con interventi di mercato.

Intanto il debito di Anas è migliorato, dimezzandosi nel giro di un anno. “Migliora gradualmente — afferma Armani al Corriere della Sera – . A fine 2015 era al picco di 1,8 miliardi, a dicembre scorso si è più che dimezzato a 700 milioni. La pubblica amministrazione resta il primo debitore”. A conferma dei buoni risultati, c’è anche il bilancio 2016 appena approvato: utile di 18,9 milioni (+13%) e margine operativo lordo a 150,6 milioni (+21%).

Per il futuro, poi, vi è il progetto di espandersi anche all’estero, a cominciare da una concessione che sta per essere acquisita in Russia, la prima oltreconfine. “Stiamo completando l’acquisizione di una concessione per 228 km da Mosca verso la Georgia, spiega Armani nell’intervista. L’investimento iniziale potrebbe valere sui 100 milioni e l’operazione chiudersi a fine estate.

Sul fronte italiano, invece, Anas starebbe per entrare in Autovie Venete. L’ipotesi è di rilevarne il 4o%, a fianco della Regione Friuli Venezia Giulia e Veneto. Circa 200 milioni, con il rinnovo in corso della concessione in house. Dal lato opposto della penisola, la collaborazione attuale con il Consorzio autostrade siciliane dovrebbe trasformarsi in spa (con Anas al 51%), un progetto per cui la Regione Sicilia dovrebbe pronunciarsi entro fine mese.