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Enti locali, corsa alla finanza alternativa per dribblare il calo dei fondi

Un report di Moody’s fotografa come Regioni ed enti locali ricorrano a finanziamenti obbligazionari, partnership con i privati e sistemi di garanzie particolari per realizzare le opere pubbliche senza gravare sulla propria esposizione debitoria. Il caso dell’acqua: dal mercato raccolti 1,7 miliardi nell’ultimo triennio

A fronte di trasferimenti statali in calo e lacci e lacciuoli in nome della disciplina di bilancio, non resta che aguzzare l’ingegno perché gli amministratori locali riescano a trovare le risorse per lo sviluppo infrastrutturale dei loro territori.

A gettare luce sugli strumenti alternativi per finanziare i progetti di Regioni ed enti locali – un trend che potrebbe crescere nei prossimi anni – è stato un report pubblicato da Moody’s Public Sector Europe. “Il pieno aggiustamento alla nuova normativa in tema di bilancio e di opere pubbliche da parte di regioni ed enti locali peserà sul livello degli investimenti, che prevediamo crescere solo marginalmente e in misura minore rispetto alle ultime proiezioni del Documento di economia e finanza nel periodo 2017-2020”, commenta nella nota di presentazione del rapporto Massimo Visconti, Senior Credit Officer di Moody’s. “In questo contesto regioni ed enti locali stanno cercando di sfruttare maggiormente il loro ruolo di attrattori e facilitatori attraverso partnership in settori dove la legislazione sta creando nuove opportunità di investimento” aggiunge l’analista Francesco Zambon.

Gli esperti si soffermano innanzitutto sul valutare la stretta alla possibilità d’investimenti degli amministratori locali. E sono più pessimisti del governo: se il Def crede infatti che le regioni e gli enti locali possano far cerscere gli investimenti a un ritmo medio del 3,9% nel corso del 2017-2020, Moody’s riporta l’esecutivo con i piedi per terra e limita la previsione al 2,4% (soprattutto perché ci vorranno due anni per adattarsi alle nuove regole di bilancio).

Ecco, a maggior ragione, perché “Moody’s valuta positivamente queste fonti di finanziamento alternative che accelerano la realizzazione delle infrastrutture rafforzando l’impegno delle amministrazioni locali alla creazione di un ambiente favorevole a iniziative imprenditoriali. I rischi associati a questi strumenti appaiono ad oggi complessivamente contenuti e pertanto non creano eccessive pressioni sul merito di credito degli enti”.

Significativo quanto accaduto nel primo settore scandagliato dall’agenzia di rating: quello idrico. A partire dalla riforma dell’Autorità del 2012, gli analisti notano come sia esploso il numero di operazioni di finanziamento nel comparto: sono state undici l’anno scorso, erano soltanto due nel 2011. Il fatto che sia un settore a tariffa standard regolamentata e che i costi siano interamente recuperabili, facilita la raccolta di capitali attraverso il lancio di obbligazioni sul mercato: tra il 2014 e il 2016 le società pubbliche del settore idrico hanno ricevuto finanziamenti dal mercato e dal sistema bancario per €1,7 miliardi, rispetto ai circa 600 milioni del periodo 2011-13.

Anche dalla revisione del codice degli appalti – con la luce gettata sul trasferimento dei rischi all’appaltatore – Moody’s vede un possibile successo delle future iniziative di partenariato tra pubblico e privato. Un esempio? La sanità piemontese sta terminando “un progetto del valore di 1,2 miliardi per la realizzazione di un ospedale, un centro di ricerca e una facoltà di medicina. Il progetto, grazie al coinvolgimento di un partner privato, limiterà l’esposizione finanziaria della Regione e genererà un risparmio di costi di circa 20 milioni all’anno”.

Da ultimo, non poteva mancare il caso delle infrastrutture stradali come la Pedemontana lombarda o veneta, casi di partnership tra pubblico e privato da 5 miliardi e garanzie particolari volte ad accelerare la realizzazione dei progetti. In generale, dicono gli analisti, “tali garanzie sono essenzialmente di tipo secondario, in quanto obbligano l’ente ad intervenire solo dopo il verificarsi di un evento legato al progetto, quale un volume minore di introiti derivanti dal traffico autostradale rispetto a quanto inizialmente prospettato. Le regioni più grandi si avvalgono

di queste forme di garanzia per creare fiducia, accelerare la realizzazione degli investimenti e salvaguardare la credibilità delle iniziative di project  financing, limitando al contempo l’assunzione di nuovo indebitamento”. Insomma, altre vie da percorrere con maggiore convinzione.