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Delrio: “Sulle infrastrutture e i trasporti si è svolto un lavoro molto paziente”

Si è svolta a Roma nell’Aula magna dell’Università “La Sapienza” di Roma, moderata da Gianni Riotta, la conferenza del Mit “Connettere l’Italia. Strategie e risultati di una nuova stagione della mobilità” alla presenza del ministro Graziano Delrio, che ha esordito sottolineando che “negli ultimi anni sulle infrastrutture e i trasporti si è svolto un lavoro molto paziente, serio, ma soprattutto collettivo” passando “dalla stagione delle Grandi Opere tout court alla stagione delle Opere Utili, grandi o piccole, per connettere l’Italia e far emergere il ruolo centrale per gli scambi da e per l’Europa”.

Nel nuovo corso è stato rielaborato il concetto di infrastruttura, per pensarla quale protagonista dello sviluppo della nostra società e soprattutto capace di guardare attraverso una prospettiva più vasta e razionale: non più opere incompiute (ne sono state censite 864 sul nostro territorio per un valore di 4,3 miliardi di euro), maggiore condivisione con il territorio e i cittadini, maggiori collegamenti, con uno sguardo anche all’estetica e al paesaggio circostante. Ma soprattutto una maggiore trasparenza dei progetti, spesso dalla durata infinita.

Obiettivi concreti e rapidi per un Paese che cambia e che deve cambiare con la collaborazione e la cooperazione attraverso una vision che deve passare per una sostenibilità economica fatta di scelte motivate, inserimento territoriale e qualità architettonica, tecnologie innovative “perché l’Italia non deve imitare gli altri paesi ma cercare soluzioni particolari che riflettono le sue peculiarità. Ma allo stesso tempo deve adeguarsi alla modernità, senza rimanere legati a vecchi schemi” ha continuato Delrio.

Ad oggi sono stati stanziati oltre 110 miliardi per infrastrutture considerate principali. L’85% di questi (circa 93,5 miliardi) è già stato finanziato.

Così si supera la Legge Obiettivo e si cambia con il Nuovo Codice degli Appalti, si passa dalla centralità dei trasporti su gomma alla cura del ferro, agli investimenti su logistica e portualità, dai progetti sovradimensionati alla revisione progettuale di 30 opere; dalla estemporaneità delle scelte infrastrutturali alla valutazione della reale utilità di connessione, economica e sociale che ha portato a una selezione di un primo livello di 108 opere prioritarie, che individua i fabbisogni al 2030 per permettere all’Italia di diventare una piattaforma logistica per l’Europa, attirare gli interessi dei grandi investitori.

In questo contesto, i corridoi della Rete TEN-T saranno fondamentali e bisognerà superare i valichi alpini, portare l’alta velocità in tutto il Paese superando i 200km/h, connettere il Paese con l’infrastruttura stessa, pensiamo al progetto Smart Road di Anas, potenziare e si sviluppare le ciclovie (il governo ha previsto fino al 2024 oltre 300 milioni di euro di investimenti, che diventano 700 milioni con i cofinanziamenti), nonché la mobilità elettrica, l’integrazione della logistica, della portualità e dell’intermodalità. Senza dimenticare l’implementazione nelle città dei treni e delle metropolitane (le cosiddetta cura del ferro) per permettere una diminuzione delle autovetture private (Roma, Milano e Napoli le città con più mezzi privati ogni 100 abitanti, rispetto al resto delle principali città europee).

Il ministro ha concluso ricordando “il diritto alla mobilità dei cittadini, il diritto a ciò che è pubblico” nel nome di Rosa Parks, la paladina dei diritti civili afro-americana, che un giorno d’inverno del 1955 a Montgomery in Alabama si era rifiutata di cedere il suo posto ad un uomo bianco entrando da quel momento nella Storia e cambiandone il corso.