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Cinture di sicurezza, i romani le snobbano.

Bad news dalla Capitale, per quanto riguarda la mobilità. Uno studio della Fondazione “Filippo Caracciolo”, centro studi dell’Aci, ha, infatti, evidenziato che un automobilista romano su cinque non indossa la cintura di sicurezza.

Un obbligo previsto dal Codice della Strada (art. 172), ma che il semplice e scontato buonsenso dovrebbe consigliare. Si tratta di una constatazione sconfortante, ovviamente. Il loro utilizzo, obbligatorio dal 1988, nel corso degli anni, è bene rammentarlo, ha consentito di limitare i danni a parecchi di quanti sono rimasti coinvolti negli sinistri. Gli ha permesso di tornare a casa. Magari “ammaccati”, ma di tornarci.

Non è poco, considerato che nel nostro Paese, nel 2016, si sono registrati oltre 175.000 incidenti con lesioni alle persone. Risultato: 3.283 morti e circa 250.000 feriti. Fa rabbia constatare che il 16% dei sinistri è addebitabile alla distrazione, il 15% al mancato rispetto della precedenza, l’11% alla velocità elevata. Stili di guida censurabili, che espongono a rischi concreti quanti li pongono in essere e coloro che hanno la sfortuna di incrociarli. Con una maggiore dose di attenzione, qualche lutto e invalidità si potevano risparmiare.

Lo studio, che ha interessato 66.000 veicoli transitati in alcune arterie della Caput Mundi, offre molteplici elementi di riflessione. Un impressionante 22% di conducenti, a quanto pare, se ne infischia di allacciare le cinture. Si sale al 28 % tra quanti gli siedono accanto.

Il quadro d’insieme si completa con il drammatico 80% di quanti sono sui sedili posteriori (obbligo introdotto dal 2006). Secondo un rapporto Istat, nel 2016 sono state quasi 200.000 le infrazioni rilevate dalle Forze dell’Ordine relativamente al mancato utilizzo delle cinture di sicurezza. Una nota positiva? La seguente: i centauri che indossano il casco, stando allo studio, sono il 99,8%.