Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Autotrasporto, allarme di Anita sugli autisti dell’est

Riequilibrare le differenze nel costo del lavoro tra gli autisti italiani e quelli del resto d’Europa. Per superare i fenomeni di dumping, che ormai hanno compromesso il mercato dei trasporti merci internazionali. È questa la richiesta che arriva da Anita, l’associazione confindustriale delle imprese di trasporto su gomma.

A descrivere la situazione della Ue ci sono i numeri elaborati dal Cnr (Comité national routier) che ci collocano in testa alla classifica del costo del lavoro e in coda a quella delle ore lavorate. Tutte tendenze da invertire, per evitare la fuga dal settore.

«Da quando è stato liberalizzato il mercato del trasporto merci internazionale nel 1990, l’Unione europea ha dato vita a un’ampia produzione legislativa in materia, che avrebbe anche dovuto garantire condizioni di lavoro standardizzate, in un clima di concorrenza sostenibile. Tuttavia, tale armonizzazione non si è realizzata in quanto nei vari Stati membri vi sono condizioni di operatività delle imprese molto diverse».

Si apre così la nota con la quale Anita, l’associazione confindustriale delle imprese di trasporto su gomma, presenta lo studio condotto dal Cnr (Comité national routier), l’osservatorio francese sul trasporto merci.

L’analisi, attraverso tabelle di comparazione sui paesi europei, mette in evidenza le divergenze relative alle condizioni di lavoro, ai livelli di retribuzione e al costo degli autisti internazionali in Europa. Il senso generale è che siamo in testa a tutte le graduatorie di costo del lavoro dei conducenti. Nello specifico, per costo chilometrico siamo i secondi in Europa, dopo il solo Belgio e prima della Francia, con 0,43 euro a chilometro. Da notare che i paesi dell’Est, come Bulgaria, Romania e Polonia, viaggiano tutti tra gli 11 e i 15 centesimi a chilometro, meno della metà.

Discorso simile se guardiamo al costo di un’ora di guida: in questo caso siamo quarti, con circa 28 euro. Il Belgio, al primo posto è a oltre 33 euro, ma agli ultimi posti (Bulgaria, Lituania, Romania) si viaggia sotto i dieci euro.
Questo squilibrio incide ancora di più perché la classifica dei chilometraggi annuali degli autisti su rotte internazionali è esattamente ribaltata: l’Italia è terzultima, con 118mila chilometri ogni dodici mesi, mentre in testa c’è la Bulgaria con 140mila chilometri. Chi costa di meno, in altre parole, guida di più. Il motivo è da ricercare nelle modalità di retribuzione.

Nell’Europa dell’Est pesa molto più la parte variabile, che incide per due terzi sul salario: chi non centra gli obiettivi di chilometraggio rischia di restare senza buona parte del suo stipendio. Incidono, poi, molto anche le tasse. I contributi sociali per ogni autista in Italia pesano oltre 10mila euro. Solo il Belgio ci supera. In Bulgaria, ultima in classifica, siamo a 673 euro.

«Il deficit di armonizzazione tra le legislazioni sociali dei vari Stati membri ha causato il proliferare di normative interne antidumping – ha dichiarato il presidente di Anita Thomas Baumgartner – Francia, Germania, Austria e Belgio hanno introdotto leggi a protezione del mercato del lavoro nazionale». In Italia, la recente attuazione della direttiva Enforcement ha consentito al nostro legislatore di introdurre strumenti di tutela delle condizioni di lavoro del personale distaccato, o somministrato, in Italia e di ampliare la protezione ai lavoratori impegnati in operazioni di cabotaggio stradale.

«Ora, l’auspicio è che la nuova disciplina nazionale ponga un freno alle pratiche sleali ed elusive della normativa comunitaria e al contempo limiti il troppo diffuso ricorso al cabotaggio – ha aggiunto Baumgartner – riequilibrando così le quote di mercato tra gli operatori europei».

Sono fuori dalla nuova disciplina, invece, i trasporti internazionali, che restano in attesa di un chiarimento da Bruxelles. «Pertanto, è necessario trovare soluzioni in grado di potenziare le quote di mercato in questo settore in cui le imprese italiane hanno perso e continuano a perdere margini d’azione». Anita ha proposta la decontribuzione per gli autisti impiegati nei trasporti internazionali, ma ora è in attesa di una risposta da parte del Governo.