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Atlantia cede il 10% di Autostrade per l’Italia e punta a integrare Abertis

Il Consiglio di amministrazione di Atlantia ha dato il via libera a cede re il 10% di Autostrade per l’Italia per 1,48 miliardi di euro. L’operazione, che genererà una plusvalenza pari a 736 milioni di euro, si articolerà nella cessione di una quota del 5% a un consorzio formato da Allianz Capital Partners per conto di Allianz Group (74%), EDF Invest (20%) e DIF Infrastructure IV (6%). Un ulteriore 5% del capitale di Aspi (Autostrade per l’Italia), è stato precisato in una nota, verrà ceduto a Silk Road Fund.

Il consorzio composto da Allianz Capital Partners avrà inoltre un’opzione per l’acquisto, ai medesimi termini e condizioni, di una ulteriore quota del 2,5% del capitale di Autostrade per l’Italia da esercitarsi entro il 31 ottobre 2017. Atlantia inoltre ha comunicato che sono in corso colloqui con altri potenziali investitori “che hanno manifestato interesse all’acquisizione di ulteriori quote nel capitale di Aspi”.

Il cda del player del settore delle infrastrutture autostradali e aeroportuali ha preso questa decisione dopo aver esaminato le offerte ricevute da diversi investitori istituzionali. La cessione di una quota di minoranza servirà ad accelerare lo sviluppo dell’internazionalizzazione e, tra l’altro, a produrre liquidità che verrà usata per finanziare la possibile integrazione di Abertis Infraestructuras, gruppo spagnolo con quartier generale a Barcellona e tra i maggiori operatori di autostrade al mondo. Proprio quest’ultimo è stato il secondo punto caldo in discussione al CdA di Atlantia, il quale in una nota ha confermato “l’interesse preliminare della società a valutare una possibile operazione societaria strutturata in forma di offerta pubblica con Abertis Infraestructuras S.A”.

Una eventuale combinazione tra le due aziende potrebbe creare – aveva scritto Bloomberg – un colosso con ricavi combinati superiori a 10 miliardi di euro l’anno. Valori superiori anche a quelli della rivale francese Vinci SA che, nel 2016, attraverso le concessioni, ha riportato vendite per un valore di 6,3 miliardi di euro.

La valutazione complessiva stabilita da Atlantia di Abertis dovrebbe essere intorno a 16 miliardi di euro (14,7 miliardi effettivi se si tolgono l’8,3% di azioni proprie che Abertis ha in portafoglio). Sul dossier per conto di Atlantia starebbero lavorando Credit Suisse e Mediobanca, mentre per conto degli spagnoli di Abertis ci sarebbero l’americana Citi e Az Capital. L’operazione dovrebbe vedere una componente cash pari a circa 11 miliardi e i restanti 3,7 miliardi verrebbero pagati sotto forma di azioni. Si avrebbe così una ripartizione della proposta 75% cash e 25% in titoli.

All’operazione finanziaria vera e propria, si affianca poi il tema delicato della governance. Entrambi i soci di maggioranza dei due gruppi, Edizione (holding della famiglia Benetton) per Atlantia e Caixa per Abertis, vorrebbero dire la loro. Secondo alcune indiscrezioni dei media, l’istituto catalano punterebbe infatti ad avere la poltrona del presidente o del vicepresidente e una cogestione. Mentre Atlantia sarebbe più interessata a mantenere il board, compreso presidente e amministratore delegato. Tuttavia si tratta di ipotesi, dato che peraltro allo studio non c’è una fusione tra i due gruppi, ma un’opa. Resta comunque plausibile che la Caixa chieda garanzie per il futuro in merito al suo ruolo all’interno del consiglio di amministrazione.

Tutto dipenderà dai dettagli dell’operazione e dalla quota che verrà alla fine detenuta dalla holding della famiglia Benetton e da Caixa. Gli aspetti tecnico-finanziari, e la stessa operazione, sono ancora in via di definizione, ma recentemente l’Amministratore delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci, ha precisato che non è nelle intenzioni effettuare l’operazione “a qualsiasi prezzo”. Castellucci nei giorni scorsi ha inoltre sottolineato che una possibile operazione con Abertis “interessa ma nella misura in cui sia totalmente friendly” perché deve “valorizzare l’azienda e aiutarla a crescere”.

Posizione confermata nuovamente dal cda che in una nota diffusa ieri ha sottolineato che l’Amministratore delegato potrà “continuare ad esplorare le possibili opzioni strategiche per l’implementazione dell’operazione, sul presupposto che la stessa sia considerata amichevole e idonea a creare valore per tutti gli stakeholders”. Appare fondamentale, quindi, il coinvolgimento di Caixa, che è il principale azionista del gruppo iberico Abertis con il 22,5%: “Vogliamo essere una soluzione non un problema”, aveva detto nei giorni scorsi Castellucci, precisando che l’integrazione “potrebbe accelerare sia la diversificazione internazionale che l’ottimizzazione del costo del capitale”.