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Appalti, dal 2019 Bim obbligatorio oltre i 100 milioni: esentati i lavori più semplici

Primo obbligo dal 2019, ma solo per le opere sopra i 100 milioni. Scadenze progressive, con il sistema a pieno regime nel 2022. E, infine, una corsia preferenziale per i lavori semplici: potranno essere sempre effettuati con i metodi tradizionali.

Il decreto del ministero delle Infrastrutture che fisserà il calendario per l’utilizzo del Bim in Italia è entrato nelle settimane chiave. La commissione Baratono, che ha il compito di scrivere il testo, sta prendendo le prime decisioni, con l’obiettivo di chiudere entro fine febbraio. Le scelte, per adesso, sono ancora provvisorie, ma emergono comunque alcuni dettagli molto interessanti per il mercato italiano.

L’articolo 23, comma 13 del Codice appalti – va ricordato – stabilisce che un decreto del ministero delle Infrastrutture dovrà fissare «le modalità e i tempi di progressiva introduzione dell’obbligatorietà» del building information modeling per le amministrazioni e le imprese. Questo percorso andrà valutato «in relazione alla tipologia delle opere da affidare» e alla strategia «di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche e del settore delle costruzioni».

Per scrivere materialmente il testo, il ministro Graziano Delrio ha messo in piedi una commissione di esperti, guidata da Pietro Baratono, provveditore alle Opere pubbliche di Lombardia ed Emilia Romagna ma, soprattutto, pioniere dell’utilizzo di questo sistema nella pubblica amministrazione italiana. In questi giorni il lavoro della commissione sta arrivando finalmente a conclusione. Per la fine di febbraio dovrebbe essere materialmente chiusa la scrittura del testo. Intanto, però, alcune linee di indirizzo stanno già emergendo e danno spunti molto interessanti sul futuro del settore.

Partiamo dal calendario degli obblighi, tenendo presente che si tratta di decisioni provvisorie, sulle quali c’è sempre la possibilità di un cambio di rotta. L’impostazione della commissione, per adesso, punta a un percorso lento ma di crescita costante per la PA, partendo da un presupposto: il livello di formazione delle stazioni appaltanti (ma anche di imprese e professionisti) è ancora scarso. Per questo non è pensabile una fuga in avanti con un obbligo generalizzato già nei prossimi mesi. Meglio dare tempo al settore di adeguarsi, seguendo un calendario impostato in tre momenti ben individuati.

Il primo scatterà nel 2019: tra due anni i tempi saranno maturi per l’obbligo. Che, però, dovrebbe riguardare soltanto le grandissime opere, sopra la soglia di 100 milioni. Non saranno molte: secondo i dati del Cresme, nel 2016 sopra questo livello ci sono stati 26 bandi. La seconda fase sarà relativa al triennio 2019-2021. In questo arco di tempo gli obblighi si allargheranno anche ad altri soggetti, poco per volta. Seguendo, però, molto probabilmente un criterio legato alla complessità delle opere e non al loro valore: l’obbligo di usare il Bim, cioè, ci sarà solo per le costruzioni strategiche, con particolari standard di sicurezza, con un alto affollamento di persone ad utilizzarle.

Sul punto, emerge un’altra novità importante: ci sarà sempre una categoria di edifici semplici per i quali il Bim non sarà mai obbligatorio. Ad esempio, la corsia preferenziale ci sarà per i palazzi residenziali senza particolari problematiche di sicurezza. Dal 2022 in poi scatterà la terza fase, con il sistema a pieno regime. Sempre che, nel frattempo, non vengano portate ulteriori correzioni al testo che la commissione sta scrivendo in questi giorni.