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Apertura dei Navigli, arriva il tunnel. Tra pochi mesi il referendum

Si marcia verso la riapertura dei Navigli. I primi report del comitato tecnico scientifico, con i progetti di fattibilità, saranno sulla scrivania del sindaco entro fine mese. Uno riguarda il tunnel sotterraneo (connessione idraulica) che porterà l’acqua del Naviglio Martesana alla Darsena, seguendo l’antico tracciato del canale navigabile che scorreva lungo la cerchia interna.

Il secondo è quello atteso da Amat, con i dati della riduzione di accessi in centro per effetto della rivoluzione di Area C, in vigore dal febbraio, e con le proiezioni sugli effetti di un’ipotetica chiusura della cerchia stessa al traffico privato, in previsione della riattivazione del corso d’acqua. L’assessore alla Mobilità, Marco Granelli, anticipando lo stato di avanzamento dei lavori al Consiglio del Municipio 1, martedì, ha dichiarato che «già oggi nelle ore di punta in centro il traffico s’è ridotto dell’11%».

A conferma che la questione Navigli è alla stretta finale, mercoledì il sindaco, nel corso della diretta Facebook, ha detto: «Mi sono impegnato per fare un referendum a fine anno». O al più tardi «in gennaio o febbraio». Due le possibilità: «una riapertura integrale, oppure di singoli tratti ma creando i presupposti per un’apertura totale».

Quanto al quesito referendario, tutto è ancora da decidere. Sala ha aggiunto: «Verificheremo quale sarà la situazione migliore, informeremo su quanto tempo ci vorrà, quanti soldi, quali impicci per la città e quale il risultato finale». E sarà una decisione fatta in team con gli assessori: «Io sono troppo di parte, sui Navigli ho scritto un libro, ci credo molto e penso possa essere una operazione di grande senso».

Il capitolo «connessione idraulica», ha detto il professor Antonello Boatti, uno dei tecnici, è importante per la città, al di là di una riapertura dei canali interni. L’intervento prevede di separare il torrente Seveso e il Naviglio Martesana che, negli anni Sessanta, vennero fatti confluire in un’unica canalizzazione in via Melchiorre Gioia, all’altezza di via Carissimi, affinché percorressero insieme il rettilineo fino all’incrocio con viale Monte Santo dove danno origine al Redefossi.

In sostanza il Seveso continuerà la sua corsa nel Cavo Redefossi, che sarà così alleggerito — sarà anche oggetto di due interventi di manutenzione per 15 milioni di euro —, mentre la Martesana riprenderà la strada antica, lungo via San Marco dov’è già presente una canalizzazione, e poi da via Senato giù fino alla Darsena. Le sue acque sono pulite e oltre a contribuire al mantenimento del porto di Milano proseguiranno la corsa lungo il Naviglio Pavese per irrigare i campi, non più disperse come oggi nel fiume Lambro e poi nel Po. Non è tutto. «La presenza del collettore sarà utile per i condomìni che utilizzano il sistema di riscaldamento/raffreddamento geotermico con pompe di calore e scaricano le acque di falda (pulite) nella fognatura», chiariscono i tecnici. Acqua limpida che oggi finisce paradossalmente al depuratore. Il collettore è infine ciò che permetterà aperture anche parziali del Naviglio interno, dalla conca dell’Incoronata a quella di via Varenna o via Locati.

Acceso il confronto in Municipio. Con gli estremi della Verde Elena Grandi, che chiede di «chiudere al traffico privato sin d’ora la cerchia, già occupata dai cantieri di M4», al leghista Simone Di Gennaro, che invitata riflettere sui costi/benefici. La previsione degli investimenti è di oltre 400 milioni di euro. «Niente salti nel buio ha detto Di Gennaro —, prima vanno chiusi i cantieri di M4 e va sperimentata per 6 mesi la chiusura al traffico delle vie che verrebbero sottratte alla circolazione».