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Amazon, un aeroporto per fare tutto da sola

Se Amazon si fa il suo aeroporto, FedEx guarda allo spazio (più o meno). Nel giro di poche ore, sono arrivate due novità nel risiko delle consegne a domicilio. Due novità che non sono solo innovazioni per le singole imprese ma l’abbozzo di un riassetto dell’intero settore.

Un aeroporto per Jeff Bezos

Amazon ha annunciato la costruzione di un nuovo aeroporto commerciale, in Kentucky. Il ceo Jeff Bezos vuole farsi il suo hub, per gestire in autonomia le consegne veloci e ampliare la flotta di Prime Air. Il progetto prevede un investimento di 1,5 miliardi di dollari, promette di assumere 2mila lavoratori e di far decollare 200 voli al giorno. Il programma volante di Amazon procede spedito. Lo scorso anno, il gruppo ha firmato l’ordine di 40 Boeing 767 cargo. Ha fatto decollare il primo lo scorso agosto. Oggi ne ha già 16 in attività. In prospettiva, i nuovi velivoli hanno bisogno di un’infrastruttura proprietaria, che si appoggerà al Cincinnati/Northern Kentucky International Airport

Cambia la filiera di Amazon

L’investimento è corposo. Ma Bezos non ha certo problemi di liquidità. E poi si si prevede che possa rientrare nelle casse di Amazon in tempi relativamente ristretti. Perché dotarsi di una propria flotta e di un proprio hub significa abbattere i costi di consegna. Prime Air fa saltare un anello nella catena della distribuzione: la merce non passerà più dai corrieri tradizionali, a partire da FedEx. Un colpo doppio per le società che campano sulle spedizioni: avranno un (grande) cliente in meno e un (pericoloso) concorrente in più.

Bezos accelera verso il suo grande disegno: farsi in casa l’intera filiera. Amazon, che un tempo vendeva soltanto, adesso produce merce con un proprio marchio; la distribuisce sulla propria piattaforma e la consegna attraverso la propria rete. Oggi con tir (la cui flotta è stata estesa) e aerei. Domani anche con droni in cielo e veicoli autonomi su strada. A proposito, il 17 gennaio il gruppo ha depositato un brevetto che favorisce la gestione del traffico, rendendo le corsie reversibili. Un sistema che favorirebbe la circolazione dei tir senza guidatore. Segno che Bezos guarda ovunque: la testa tra le nuove e piedi ben piantati sull’asfalto.

Le risposte di FedEx

La mossa di Amazon somiglia molto alla caduta di un primo tassello del domino. FedEx si sta già muovendo per fermare la caduta degli altri. Anche in questo caso, la strategia è sia di terra che di aria. La sussidiaria FedEx Express si trasferisce a Cape Canveral. I pacchi saranno spediti da dove un tempo volava lo Shuttle. Non si tratta di un esordio ma di una espansione: i cargo di FedEx utilizzano il Kennedy Space Center dal 2015. Da una parte, il corriere cerca nuovo spazio, per rispondere alla crescita dell’e-commerce (è il digitale che riempie le stive). Dall’altra Space Florida, la società che gestisce le infrastrutture utilizzate dalla Nasa, cerca nuove fonti di business.

Ma, come detto, non c’è solo il cielo. Il primo febbraio, il ceo di FedEx, Fred Smith, si è presentato davanti all’House Transportation and Infrastructure Committee (la commissione trasporti americana) e ha affermato che “a parità di chilometri percorsi, il consumo di pneumatici è raddoppiato negli ultimi 20”. Prima le gomme duravano molto di più. Colpa delle buche: “Non ce ne sono mai state così tante”, ha detto Smith. Quello di FedEx somiglia tanto a un appello rivolta a orecchie disposte ad ascoltare: il cuore del programma economico di Donald Trump sta infatti in un gigantesco piano per le infrastrutture, con investimenti da 1000 miliardi di dollari in 10 anni. Molti dovrebbero finire sulle strade. Rendere la viabilità più efficiente sarebbe vitale per FedEx (e per gli altri corrieri), che potrebbe così ridurre i costi e cavalcare il progresso dell’e-commerce. Amazon permettendo.