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A Bologna, il Piano della Logistica si fa raccogliendo idee “dal basso”

La distribuzione urbana delle merci incide in maniera decisiva sugli assetti della logistica urbana: ossia, su una componente fondamentale tanto dello sviluppo economico quanto della qualità della vita.

In effetti, la possibilità stessa di parlare di smart city dipende anche – se non soprattutto – dalle soluzioni adottate in tema di distribuzione urbana delle merci. Il problema emerge in tutta la sua complessità se solo si pensa che si ha a che fare con flussi oramai bidirezionali (le aree metropolitane funzionano, contemporaneamente, da punto di destinazione e da punto di partenza delle merci); che una percentuale variabile fra il 3 ed il 5% del territorio urbano è dedicata a uso esclusivo delle merci; che l’85% delle aziende di logistica sono micro o piccole imprese con meno di cinque dipendenti, operanti in un contesto assai frammentato.

Cosicché diventa necessario, secondo uno dei massimi esperti italiani del tema, “promuovere la nascita di un vero e proprio ecosistema urbano con modelli innovativi di governance” (M. Marciani). Per fare ciò, serve partire da una pianificazione ben concepita, integrata nello scenario locale, regionale e – possibilmente – sovraregionale. Ma come si può redigere un “buon” Piano della Mobilità/Logistica?

Almeno a partire dalla compilazione del Piano Nazionale della Logistica 2012-2020, pare assodato che l’approccio metodologico preferibile per definire le linee direttrici della materia sia quello “dal basso”: raccolta delle esigenze e delle proposte presso una platea di operatori quanto più possibile vasta e rappresentativa, armonizzazione e sistemazione delle stesse in un atto destinato a valere, per l’appunto, come Piano.

Un approccio metodologico, ora, esaltato all’ombra degli Asinelli e della Garisenda. Per la preparazione del Piano Urbano della Logistica Sostenibile (PULS), infatti, Città Metropolitana e Comune di Bologna stanno conducendo un massiccio sondaggio tramite interviste telefoniche, che si protrarrà fino a fine luglio.

A 2.000 aziende, estratte dal registro della locale Camera di Commercio, viene presentata – in orario compreso tra le 9:30 e le 20:30 – un’articolata serie di quesiti, che spaziano dalle caratteristiche generali (magazzini, flotta, veicoli) alle tipologie di fornitori e consegne, dall’autoapprovvigionamento alla descrizione del principale giro di ritiri da magazzini; e vengono altresì chieste indicazioni, suggerimenti, segnalazioni di particolari problemi.

L’indagine bolognese riguarda rivenditori al dettaglio e all’ingrosso, officine di vendita o riparazione auto e moto, ma anche realtà del settore ricettivo come bar, alberghi, ristoranti, catering. Superfluo rammentare come l’orizzonte ultimo di tutte queste forme di pianificazione sia, chiaramente, quello ambientale. In proposito gravano sul nostro Paese impegni sovranazionali: la Commissione Europea ha lanciato, ai governi degli Stati Membri, la sfida di raggiungere l’ambizioso obiettivo di una logistica urbana a zero emissioni entro l’anno 2030.

A Palazzo Malvezzi, sede della Città Metropolitana di Bologna, si sottolinea che “il PULS è parte integrante del PUMS, Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, e riguarda soprattutto i processi di distribuzione e trasporto delle merci in ambito urbano e metropolitano, in un’ottica di sostenibilità ambientale”.

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