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Ue-Italia, intesa vicina. Bruxelles, flessibilità sui conti

Proseguono anche nel fine settimana i contatti tra il governo italiano e la Commissione europea a ridosso della prevista presentazione mercoledì di nuove raccomandazioni-paese e di una attesa valutazione della Finanziaria 2016. L’esecutivo comunitario vuole da Roma impegni sul 2017, per concedere le clausole di flessibilità di bilancio richieste dal ministero dell’Economia. Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, un compromesso è vicino, e sarà vagliato martedì dai gabinetti dei commissari.

Il governo Renzi ha presentato una Finanziaria per il 2016 che prevede clausole di flessibilità per lo 0,8% del prodotto interno lordo, citando nuove riforme economiche e nuovi investimenti infrastrutturali, così come previsto dalle nuove linee-guida della Commissione europea presentate nel gennaio 2015. Stando a uno scambio epistolare di queste ore tra Roma e Bruxelles, ancora da formalizzare ma frutto di una trattativa diplomatica, l’esecutivo comunitario è pronto a concederle.

Secondo un canovaccio di lettera a firma del vice presidente della Commissione Valdis Domborvskis e del commissario agli affari monetari Pierre Moscovici, Bruxelles spiega al governo italiano di essere pronta ad accordare flessibilità dello 0,50% del PIL per quanto riguarda le riforme economiche, dello 0,25% in relazione agli investimenti infrastrutturali, dello 0,04% per i costi legati alla gestione della crisi rifugiati e dello 0,06% per i costi dovuti all’emergenza sicurezza.

Nel novembre del 2015, la Commissione europea aveva elencato le tre condizioni per poter concedere flessibilità di bilancio nel 2016 in cambio di nuovi investimenti strutturali e di nuove riforme economiche: un aumento visibile degli investimenti rispetto all’anno precedente; l’adozione di riforme in linea con le raccomandazioni-paese dell’anno scorso; e un piano credibile di ritorno delle finanze pubbliche sul cammino verso il pareggio di bilancio nel 2017 e oltre.

L’ultimo punto è quello più controverso, anche perché mentre il governo si aspetta un debito in calo nel 2016, rispetto al 2015, la Commissione è meno ottimista e vede un debito stabile quest’anno rispetto all’anno scorso. Nella sua bozza di lettera, ancora oggetto di discussione, la Commissione europea chiede a Roma impegni per rimettere in carreggiata i conti del 2017: mentre l’Italia si aspetta l’anno prossimo un disavanzo dell’1,8% del PIL, Bruxelles prevede un deficit dell’1,9%.

Nella loro missiva, Dombrovskis e Moscovici notano lo scarto dello 0,1%: affrontare questa differenza è essenziale – si legge nella lettera – per rispettare la terza delle tre condizioni e poter concedere la flessibilità di bilancio richiesta nel 2016. Bruxelles chiede quindi rassicurazioni per il 2017. L’Italia sta facendo resistenza strenua per evitare cifre, limitandosi a un elenco di riforme economiche, secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles.

Nella sua lettera, la Commissione chiede che l’Italia sia pronta ad agire perché il divario nel 2017 non si materializzi. L’impegno è già stato fatto proprio dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in una lettera resa pubblica del 9 maggio scorso e inviata a Dombrovskis e Moscovici. Secondo informazioni bruxellesi, il governo italiano si sarebbe detto pronto nelle trattative di questi ultimissimi giorni a reiterare l’impegno nel suo prossimo Documento programmatico di bilancio.

“Bruxelles è alla ricerca di un difficile compromesso che eviti nuove tensioni nazionali e sostenga la crescita economica rispettando l’impegno al risanamento”

Tutti, nel Consiglio e alla Commissione, sono consapevoli della difficile situazione politica, economica, finanziaria in Europa. Ma mentre in alcuni paesi richieste di politica economica troppo esigenti rischiano di creare nuovo euroscetticismo, in altri a provocare lo stesso sentimento sarebbero scelte troppo accomodanti. Bruxelles è quindi alla ricerca di un difficile compromesso che eviti nuove tensioni nazionali, sostenga la crescita economica rispettando l’impegno al risanamento.

A questo proposito, il capogruppo popolare al Parlamento europeo Manfred Weber ha rilasciato una dichiarazione, riferendosi a una sua lettera inviata a inizio mese al presidente della Commissione Jean-Claude Juncker: «La lettera spiega la posizione del Ppe sulla applicazione del Patto di Stabilità ed è una questione di credibilità dell’Europa. E’ solo una richiesta di coerenza nell’applicazione delle regole relative al Patto di Stabilità e non fa riferimento a nessun Paese in particolare».

«Pertanto – continua Weber nella sua dichiarazione – Moscovici non può proporre che le regole vengano applicate in un modo diverso per la Spagna o il Portogallo rispetto a quelle applicate in Italia e in Francia. Volevo inoltre ricordare che il Commissario Moscovici è stato nominato per applicare le stesse regole in tutta la UE e non per favorire i suoi amici socialisti». Mentre Francia, Portogallo e Italia sono guidati da primi ministri di centro-sinistra, Madrid ha tuttora un premier di centro-destra.