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Ue: in Italia pochi laureati e più disoccupati

Meno laureati, più giovani che abbandonano gli studi e più disoccupati anche tra chi ha raggiunto i livelli di istruzione più alti. È la diagnosi stilata per l’Italia nell’ultimo rapporto sull’istruzione diffuso dalla Commissione europea

Si laurea solo il 25,3% degli italiani, a fronte di una media europea del 38,7% : è il tasso più basso in Europa di laureati tra i 30 e i 34 anni. Ed è uno dei punti più dolenti del rapporto sull’istruzione nell’Unione europea pubblicato dalla Commissione. Un documento che, pur rilevando dei miglioramenti nelle prestazioni del sistema scolastico, come i tassi di abbandono e il finanziamento pubblico alle università, punta il dito contro alcuni aspetti che minano la qualità del capitale umano del Paese, e che di conseguenze ne frenano competitività e produttività.

Uno di questi è sicuramente l’ingresso nel mercato del lavoro: il tasso di occupazione dei neodiplomati tra i 20 e i 34 anni è del 48,5% in Italia. Significa che neanche un ragazzo su due trova lavoro in un periodo compreso tra uno e tre anni dopo aver concluso gli studi. Mentre in Europa la media è del 76,9%. Il dato più drammatico è che mentre in Europa la media è aumentata, anche se di poco (un punto percentuale), in Italia si è addirittura ridotta: nel 2012 era del 54,1%.

In Italia l’ingresso nel mercato del lavoro risulta ancora difficile anche per chi ha una qualificazione alta ed è questo che `nutre´ la fuga dei cervelli che può produrre «una perdita definitiva di capitale umano altamente qualificato». Dal 2010 «è in rapida crescita il numero di cittadini italiani in possesso di un diploma di laurea che si trasferiscono all’estero», rileva la Commissione. Un fenomeno che «non è stato compensato da un parallelo rientro in Italia di lavoratori con le stesse elevate qualifiche». Le statistiche ufficiali sottovalutano inoltre i flussi migratori in uscita, perché non tutti i cittadini che lasciano il paese si registrano presso le autorità consolari italiane nel paese di destinazione.

L’aumento dei flussi migratori in uscita è dovuto alle migliori opportunità e condizioni di lavoro offerte all’estero. Come dimostrano i dati di Almalaurea, rispetto ai coetanei impiegati in Italia, i giovani laureati italiani che lavorano all’estero guadagnano di più e ottengono incrementi di stipendio con maggiore frequenza, lavorano più spesso con contratti a tempo indeterminato e considerano le proprie qualifiche più appropriate al tipo di lavoro svolto. Gli italiani impiegati all’estero che hanno conseguito un dottorato riferiscono di avere migliori opportunità di carriera e retribuzioni nettamente più elevate.

Nel 2015 la spesa pubblica per l’istruzione, sia in rapporto al PIL (4,1 %), sia in rapporto alla spesa pubblica complessiva (7,9 %), era fra le più basse dell’UE: la media europea si attestava nel 2015 sul 4,9%. Il rapporto evidenzia però che «con la Legge di stabilità del 2015 è stato creato un fondo specifico destinato a finanziare la riforma della scuola», ricordando l’investimento di un miliardo nel 2015 e di 3 miliardi dal 2016. La riforma della scuola del 2015 e il sistema nazionale di valutazione degli istituti in fase di attuazione «potrebbero migliorare i risultati delle scuole», si legge nel documento, che sottolinea anche «un’attenzione maggiore alla qualità dell’istruzione superiore» e un quadro per l’assegnazione dei finanziamenti pubblici alle università «nettamente migliorato».