Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Treno delle Dolomiti, intesa per lo studio di fattibilità

Da Pieve di Cadore a Dobbiaco passando per Cortina d’Ampezzo: è questo il tracciato della nuova linea ferroviaria che il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, il Governatore del Veneto Luca Zaia e il Presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher hanno annunciato, firmando sabato nel capoluogo ampezzano un protocollo di intesa che dà il via agli studi preliminari. Circa 65 km che ripercorreranno, con le tecnologie di oggi, il percorso del Treno delle Dolomiti, la splendida linea turistica a scartamento ridotto che dal 1921 al 1964 aveva servito l’area alpina per essere poi soppressa, vittima del boom automobilistico di quegli anni.

Se ne parla da anni, ma questa volta le premesse paiono concrete. Entro un anno, un gruppo di lavoro composto da tecnici della STA (Strutture Trasporto Alto Adige) società della Provincia di Bolzano e Sistemi Territoriali (l’impresa ferroviaria controllata dalla Regione Veneto) redigeranno un primo studio di fattibilità che dovrà indicare tracciato, modello di esercizio e impegno finanziario.

In realtà alcune scelte sono già chiare: la linea sarà a binario unico a scartamento normale, elettrificata, una velocità di percorrenza tra gli 80 e i 100 km/h, raggi di curvatura minimi attorno ai 300-400 metri e una pendenza massima del 35 per mille. Il tempo di percorrenza dovrebbe essere tra i 45 e i 60 minuti. L’investimento stimato è di circa 1 miliardo di euro. Il costo dello studio di fattibilità è invece coperto con Fondi Europei e Fondo ODI per i comuni confinanti.

Il progetto è ambizioso, ma lo è ancora di più il disegno complessivo che Kompatscher e Zaia immaginano per la mobilità ferroviaria nell’area dolomitica. La Provincia di Bolzano in questi anni ha investito molto sulla ferrovia trasformando la linea da Bolzano a Malles, in Val Venosta in un esempio a livello europeo per efficienza e qualità del servizio e potenziando, in accordo con RFI, la linea della Val Pusteria fino a Dobbiaco e San Candido. L’idea è quindi quella di mettere queste due linee, che attraversano le vallate dolomitiche da est ad ovest, in collegamento da un lato con le ferrovie alpine svizzere e dall’altro con il Veneto e la linea ferroviaria che dal bellunese scende fino a Venezia. Ad ovest serve collegare Malles alla Svizzera, ad est ricostruire, con criteri moderni, la ferrovia che fino al 1964 collegava Dobbiaco in Val Pusteria con Calalzo-Pieve di Cadore terminal della linea da Venezia e Padova.

La ferrovia servirà così sia gli abitanti delle vallate che i turisti, che oggi possono raggiungere Cortina solo in auto. Il Governatore del Veneto, però ottiene anche un altro risultato: quello di poter chiedere a RFI di potenziare e ammodernare la linea Venezia – Calalzo, considerata oggi un ramo secco e a rischio di abbandono almeno nella sua sezione finale. L’inserimento in un percorso che da Venezia, arriva a Cortina, Dobbiaco per poi raggiungere Bolzano e la Val Venosta giustifica la richiesta di elettrificazione e ammodernamento del tracciato oltre che di potenziamento del servizio.

«Siamo pronti ad accompagnare la progettazione e la realizzazione di questo collegamento – ha commentato il Ministro Delrio- il Governo ci crede molto anche perché attraverso il turismo sostenibile passa un pezzo dello sviluppo del Paese e questo è un progetto fattibile».
Sulla stessa linea i commenti del Presidente della Provincia di Bolzano e del Governatore del Veneto: «L’accessibilità è una delle priorità della Giunta provinciale nel settore della mobilità pubblica, non solo in Alto Adige ma in un’ottica transfrontaliera.- ha sottolineato Kompatscher- per questo abbiamo dato via libera allo studio di fattibilità del progetto di un collegamento ferroviario tra la Pusteria e il Cadore assieme al Veneto». E Zaia rilancia: «Noi pensiamo che questo sia il vero progetto che può aprire una nuova fase storica per le Dolomiti in primis, ma anche per i territori del Veneto e dell’Alto Adige. E sia chiaro: non stiamo parlando di un’utopia ma di un’opera che possiamo concretamente realizzare».