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Test agli incroci con auto intelligenti «Senza semafori»

Il semaforo è un’innovazione formidabile tanto che ha 148 anni ed è sempre uguale a se stesso: nei centri urbani è il migliore amico dell’uomo (quando è verde) e il più odiato dagli automobilisti (quando è rosso). Ma che fine farà nelle città intelligenti?

Oggi è difficile pensare a un incrocio senza luci: sembra che il primo «prototipo» sia comparso nel 1868, quando a Londra fu installato un segnale derivato da quelli ferroviari. La tecnologia al tempo era un po’ macchinosa: il semaforo era costituito da una lanterna a gas rotativa che alternava una luce rossa a una verde. Per inciso gli inglesi hanno inventato anche le strisce pedonali, quindi chapeau al loro fondamentale contributo alla salvezza dei pedoni. Il primo semaforo a illuminazione elettrica venne installato a Cleveland, all’angolo fra la 105ª strada Est e la Euclid Avenue e venne messo in funzione il 5 agosto 1914. Disponeva di due sole luci, una rossa e l’altra verde.

Per avere i primi esempi di semafori a 3 luci (l’arancione è stata un’altra formidabile innovazione) bisognerà attenderne l’installazione, sei anni più tardi, a New York. Ma oggi Carlo Ratti, il direttore dell’Mit Senseable City labs, mostra spesso nei suoi «Ted» in giro per il mondo la fotografia di uno dei primi semafori. E lo fa presentandolo come una sorta di dinosauro in via di estinzione. Non è la prima volta che si tenta di rottamare il migliore amico dell’uomo: già le odiose rotonde partivano da questo presupposto ma in questo caso il test è stato molto più sofisticato perché si è basato sulle tecnologie emergenti. Sulla base degli studi di Ratti e degli esperimenti che ha portato avanti a Boston, all’incrocio tra la Columbus e la Massachusetts Avenue, e a Singapore, le macchine intelligenti, cioè dotate di sensori che permettono una comunicazione continua tra i mezzi, potrebbero ridurre sia il traffico che la tipica concentrazione di polveri sottili facendone a meno.

Esiste anche una seconda scuola di pensiero, quella giapponese, che al contrario vede il semaforo sopravvivere diventando intelligente. Lo studio è stato condotto dal 22 febbraio al 6 marzo 2016 da Ntt Docomo, colosso telefonico giapponese, insieme all’Institute of Software Chinese Academy of Sciences in 12 incroci di Guiyang, in Cina. In questo caso 100 telecamere hanno raccolto i big data di oltre un milione di automobili. Durante il test le targhe hanno identificato i veicoli che attraversavano gli incroci, facendo registrare una riduzione del tempo di passaggio di circa il 10%, con punte del 51%, grazie all’adeguamento al traffico, in tempo reale, dei semafori. Il volume medio di auto in transito in un determinato arco temporale è aumentato del 34%. Semaforo addio, forse. O lunga vita ad esso.