Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Solo un comune su 4 è in regola con il piano di Protezione civile

Un Comune su quattro e il 60% delle Regioni non sono dotati di piani per la gestione delle emergenze di Protezione civile. Sono questi i numeri appena presentati dal Consiglio nazionale dei geologi, in vista del primo Congresso nazionale della categoria, in programma per tre giorni a partire dal 28 aprile a Napoli.

L’Italia resta un paese con grossi problemi nella pianificazione delle procedure operative di intervento in caso di disastri naturali. Lo dicono chiaramente questi dati. Anche se, secondo i geologi, esiste anche un problema di aggiornamento dei piani che sono stati approvati. Molti di questi, infatti, non affrontano le reali criticità presenti sul territorio e non coinvolgono professionisti competenti nella redazione dei documenti. Serve, insomma, un intervento per aggiornare le regole in vigore.

Della situazione relativa ai piani di emergenza parla Adriana Cavaglià, coordinatrice della commissione Protezione civile del Consiglio nazionale dei geologi: «La legge n. 225/1992 (successivamente modificata dalla legge n. 100/2012) ha introdotto per la prima volta l’obbligo per i Comuni di dotarsi di adeguata pianificazione di emergenza, che recepisce le attività di previsione e prevenzione, e rappresenta la risposta dell’ente locale ad una situazione di emergenza». Il piano, in sostanza, individua gli scenari di rischio e le procedure operative di intervento, in caso di pericolo. E’ una sorta di guida pratica per tutti i soggetti coinvolti nelle emergenze.

Il dipartimento di Protezione civile ha avviato una ricognizione dei piani effettivamente approvati in questi ultimi anni. In base ai dati aggiornati a settembre 2015 – gli ultimi disponibili – su 7.954 Comuni delle venti Regioni italiane, 6.159 hanno già un piano di emergenza. Circa un’amministrazione su quattro (il 23%), invece, è sprovvista di questo tipo di pianificazione. Si tratta di 1.795 Comuni che si troverebbero in grande difficoltà nella gestione di eventuali disastri naturali. A livello più alto, poi, sono otto le Regioni che hanno un piano di Protezione civile più o meno aggiornato. Le restanti dodici (il 60%) non sono al passo con le norme in vigore e non hanno un piano.

Restano, comunque, forti dubbi sui contenuti dei piani approvati. Si chiede Cavaglià: «Quanti di questi piani di emergenza sono realmente aggiornati e quanti sono rappresentativi delle reali criticità esistenti sul territorio come scenari di pericolosità naturali? Inoltre, vengono individuate le specifiche competenze professionali per la redazione dei piani? Una delle nostre proposte rivolte al Governo è che venga inserita la figura professionale del geologo nella pianificazione dell’emergenza».

Prosegue Marina Fabbri, vicepresidente dei geologi del Lazio: «Ad oggi non esiste nessuna norma che disciplina quali sono le professionalità imprescindibili per la stesura dei piani e riteniamo che questa sia una grave carenza normativa». Per Fabbri, infatti, «solo corrette politiche di governo del territorio possono garantire una adeguata salvaguardia della popolazione attribuendo, nel contempo, un giusto valore alla conoscenza geologica, di fondamentale importanza sia per la comprensione dei processi di evoluzione del territorio sia per la valutazione dei loro effetti nel tempo».