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Riforma appalti nel guado della crisi di Governo

La crisi di governo rischia di produrre un impatto pesante sull’attuazione e l’aggiustamento del tiro della riforma appalti.

Dopo i primi mesi di applicazione, al test di stazioni appaltanti e imprese, il percorso di attuazione del nuovo codice in vigore dal 19 aprile si trova in una fase cruciale. Da una parte ci sono i provvedimenti incaricati di calare nella carne viva del mercato le principali novità del Dlgs 50/2016 – dalla qualificazione delle stazioni appaltanti ai nuovi livelli di progettazione fino ai commissari di gara esterni alle amministrazioni – dall’altra c’è il decreto correttivo con le prime modifiche alle norme da calibrare in base ai feedback ricevuti dagli operatori.

Un percorso appena avviato – con la prima riunione della cabina di regia di Palazzo Chigi avvenuta la scorsa settimana – ma da concludere (salvo proroghe) obbligatoriamente entro il 19 aprile 2017, pena la decadenza della delega. Su questo scenario si innesta una crisi che rischia di rallentare pesantemente i tempi immaginati solo pochi giorni fa.

Il decreto correttivo

L’impatto maggiore rischia di scaricarsi sui tempi di approvazione del decreto correttivo del codice. È vero che alla cabina di regia, guidata dal capo dipartimento egli Affari legislativi di Palazzo Chigi Antonella Manzione, partecipano soprattutto figure con ruoli tecnici all’interno della Presidenza del Consiglio, del ministero delle Infrastrutture e dell’Anticorruzione. Ma è altrettanto chiaro che molte delle scelte da compiere rivestono anche profili “politici”. Dunque un vuoto di potere a Porta Pia di certo non aiuta. Se su alcuni punti, inoltre, come il raddoppio (da 5 a 10 anni) degli anni di riferimento per la qualificazione delle imprese, si era già coagulato un consenso trasversale, su altre questioni come l’in house dei lavori autostradali, il subappalto e anche le richieste dell’Anac sulle commissioni di gara, ci sono in campo visioni anche piuttosto diverse.

Di fronte a questo quadro – e ai tempi stretti imposti anche dall’iter di approvazione del decreto che prevede un doppio passaggio in Consiglio dei ministri, così come avvenuto per l’approvazione del codice- si rafforza l’ipotesi di far slittare di qualche settimana (o mese) il termine del 19 aprile previsto dalla legge delega. Ipotesi che peraltro era già stata sussurrata nella prima riunione della cabina di regia.

L’attuazione

La crisi di governo rischia ovviamente di rallentare anche il percorso di attuazione del codice, che prevede il varo di ben 53 provvedimenti attuativi. Tra questi, sono arrivati al traguardo cinque linee guida dell’Autorità, mentre altre sono in rampa di lancio. Più complicato lo scenario che si apre sui provvedimenti di attuazione a carico dei vari ministeri, a partire dai tanti intestati alle Infrastrutture. Qualcuno – come il decreto sui parametri per i compensi dei progettisti – è già arrivato al traguardo, qualcun altro (vedi opere supespecialistiche) si trova a un passo dalla pubblicazione. Molti altri si trovano un passo più indietro: devono ancora essere messi a punto, devono essere riscritti (decreto su direttore lavori e direttore dell’esecuzione) o magari sono in attesa del concerto di altri ministeri (ad esempio i decreti sui livelli di progettazione e sulla qualificazione delle stazioni appaltanti). Per quelli ancora in itinere, una battuta d’arresto causa crisi appare quasi inevitabile.