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Politecnico di Milano: «Così il Bim aiuta gli appalti»

Un progetto molto analitico a monte, che consente alle imprese di fare offerte più solide e alle stazioni appaltanti di effettuare valutazioni meno arbitrarie. Esaltando il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. E’ questo, in estrema sintesi, quello che accade in un bando condotto secondo la tecnologia Bim. Lo rivela un’analisi condotta da Valentina Villa e da Giuseppe Di Giuda, docenti al Politecnico di Milano, su una delle prime gare condotte in Italia su un progetto strutturato secondo i principi del Building information modeling. Alla fine della procedura la Pa avrà molti meno rischi di variante e di problemi tecnici: dovrà solo verificare la corretta esecuzione dell’appalto, secondo le indicazioni analitiche della proposta.

La questione parte dall’offerta economicamente più vantaggiosa, che in base al nuovo Codice appalti è il principale criterio di aggiudicazione. «Allo stato attuale – spiega Di Giuda – nei bandi si trovano spesso richieste di migliorie su elementi non previsti a progetto, formulazione di offerte illegittime o troppo generiche e sovente non vengono esplicitate le modalità di assegnazione dei punteggi. Questi fattori comportano necessariamente una non trasparenza nei lavori della commissione».

In sostanza, l’offerta viene strutturata male a monte e questo impatta in maniera negativa anche sulle fasi successive. Il coefficiente di coerenza tra le offerte tecniche è solitamente basso: questo vuol dire che ogni impresa presenta dati diversi a corredo delle parti tecniche. Questa incoerenza si traduce nell’alto rischio di contenzioso e di faticose trattative in fase di esecuzione dei lavori.

Di Giuda ha, allora, analizzato l’impatto che su questi problemi può avere l’utilizzo della tecnologia Bim. Per farlo ha preso ad esempio uno dei primi bandi di questo tipo realizzati in Italia, un appalto integrato su definitivo, pubblicato a ottobre 2015, per la progettazione e costruzione di una nuova scuola primaria per 500 alunni nel Comune di Melzo, nell’area metropolitana di Milano: l’importo dei lavori è pari a 5 milioni di euro. In questo caso, spiega il professore, «uno dei primi obiettivi è stato quello di garantire un alto livello di coerenza delle offerte. Questo è stato possibile utilizzando la metodologia Bim sia nella fase di impostazione del progetto posto a base di gara che nel processo di redazione del bando e dei documenti allegati».

In sostanza, il definitivo è stato realizzato a monte con un sistema di progettazione integrato. Il progetto Bim conteneva, quindi, tutte le informazioni grafiche e prestazionali all’interno del database associato agli oggetti del modello. Da questo modello sono state ricavate le informazioni che compongono la “linee guida per la compilazione dell’offerta”, allegata al disciplinare di gara. A supporto delle imprese, poi, la stazione appaltante ha organizzato degli incontri per illustrare la metodologia che ha caratterizzato l’impostazione del progetto, per spiegare i criteri e i subcriteri del bando e per rispondere alle domande in merito alle formule e alle modalità di valutazione delle offerte. Alla gara hanno partecipato dieci imprese, anche se una di queste non ha consegnato tutta la documentazione necessaria a comprovare i requisiti.

Dall’analisi dei dati, allora, si ricava che le imprese hanno presentato offerte più solide e coerenti rispetto a una procedura ordinaria. «Le imprese che hanno ottenuto un maggior punteggio nell’offerta tecnica – dice Di Giuda – sono quelle che hanno proposto offerte economiche contenute. Al contrario, chi ha investito meno nella proposta tecnica ha offerto ribassi d’asta più rilevanti che hanno raggiunto il 18-19%. Nel complesso si può quindi dire che le offerte tecniche sono state compilate in modo esauriente e ragionato».

Analisi confermate dalle valutazioni relative alla coerenza dei dati: in altre parole, avendo tutti gli elementi quantitativi predeterminati a monte, le imprese non hanno avuto margini per presentare dati differenti. «Calcolando il numero dei parametri richiesti, quelli oggetto di valutazione e quelli facoltativi, analizzati in relazione alla documentazione richiesta per la comprova di quanto offerto, si è riscontrato che i valori di completezza non scendono mai al di sotto del 58% e nella maggioranza dei casi sono superiori al 90%. Altro dato particolarmente significativo è costituito dai valori di congruenza: due imprese raggiungono il 60% e il 65%, tre si collocano tra il 72% e il 78% mentre ben quattro imprese arrivano tra l’83% e il 93%».

Quindi, la stazione appaltante, alla fine di una procedura del genere, può contare su proposte mediamente più valide. Durante la fase di realizzazione dovrà solo controllare, attraverso l’ufficio direzione lavori, che l’impresa vincitrice esegua quanto ha proposto senza modifiche o materiali non conformi a quanto offerto.