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Più facile investire in infrastrutture

Una delle novità contenute nelle proposte di modifica della regolamentazione bancaria europea presentate ieri dalla Commissione europea riguarda il trattamento degli investimenti degli istituti di credito in infrastrutture. Nel testo che andrà all’esame del Parlamento e del Consiglio, l’articolo 501a del Regolamento sui requisiti patrimoniali (CRR) introduce un adeguamento di tali requisiti per il rischio di credito delle esposizioni bancarie nei confronti di soggetti che “gestiscono o finanziano infrastrutture o impianti, sistemi, e reti che forniscono o sono di supporto a servizi pubblici essenziali”.

Se la proposta non verrà modificata, l’esposizione bancaria su questo tipo di infrastrutture potrà godere di uno “sconto” del 25% sugli accantonamenti, purché rispetti una lunga lista di criteri mutuata dalla Solvency II , la direttiva del settore assicurativo, che già prevedeva una misura di questo tipo.

Molti in sintesi, si tratta di una ventina di “paletti” che hanno l’obiettivo di ridurre e filtrare il profilo di rischio di ciascun investimento che può beneficiare dello “sconto” sul capitale regolamentare e nello stesso tempo di rafforzare la prevedibilità dei flussi di cassa generati dall’investimento stesso.

Tre anni dopo l’entrata in vigore delle nuove regole è prevista una verifica da parte della Commissione europea, in consultazione con l’Eba, per valutarne l’efficacia sugli investimenti in infrastrutture, di cui l’Unione europea e l’Italia hanno bisogno, ma anche per fare il punto sotto il profilo prudenziale. Nei documenti che accompagnano la modifica si ipotizza anche se estendere la misura alle imprese che operano nel settore infrastrutturale.

La Commissione europea considera questa misura, che allinea il settore bancario a quello assicurativo, uno strumento importante per «promuovere progetti infrastrutturali sostenibili in settori come trasporti, energia, innovazione, educazione e ricerca», «di importanza vitale per la crescita economica dell’Unione». Insieme ad altre iniziative della commissione, in particolare il Mercato unico dei capiali e il Piano Juncker per gli investimenti strategici, la proposta «ha l’obiettivo di mobilitare finanziamenti privati per rpogetti infrastrutturali di alta qualità» fissando un quadro di regole «più sensibile al rischio».

Per l’introduzione di questa misura si sono battute anche le banche italiane che considerano il testo della proposta un successo, anche dal punto di vista nazionale. Potrebbe rivelarsi molto utile per favorire l’impiego di capitali privati per la realizzazione di grandi infrastrutture di interesse pubblico, anche in combinazione con gli strumenti di finanziamento del Piano Juncker di cui l’Italia finora è uno dei principali utilizzatori.

Come le altre modifiche proposte ieri dalla Commissione, anche queste dovranno essere approvata da Consiglio e Parlamento prima di essere recepite negli ordinamenti nazionali ed entrare in vigore prevedibilmente nel 2018.