Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Pedemontana Veneta, Corte dei Conti: «Piano finanziario a rischio »

Molte ombre sulla superstrada Pedemontana Veneta (95 km da Montecchio Maggiore a Spresiano) nella relazione di 174 pagine resa pubblica nei giorni scorsi dalla Sezione centrale di controllo della Corte dei Conti e trasmessa al Governo e al Parlamento. Le conclusioni che si ritrovano nel documento finale, riprendono in gran parte le accuse della Procura Generale discusse in udienza pubblica lo scorso 21 dicembre.

Le critiche dei magistrati contabili partono da lontano: «I molteplici ripensamenti sulle sue modalità realizzative negli anni precedenti l’affidamento dell’opera hanno condotto a una soluzione ibrida – scrivono i giudici- di superstrada a pagamento con caratteristiche autostradali» e proseguono sottolineando che «il commissariamento dell’opera ha permesso deroghe alla legislazione vigente ed alla legge obiettivo, trasformandosi in mezzo di soluzione per i problemi organizzativi dell’apparato amministrativo».

Insomma nessuna emergenza ma una scorciatoia per evitare la burocrazia. Al punto che «le procedura semplificate…. hanno prodotto tuttavia conflitti e contenziosi».
Poco trasparente anche il ruolo del Commissario (Silvano Vernizzi) che «ha assommato in sé tutte le funzioni concernenti l’opera dopo essere stato in vari momenti anche segretario delle infrastrutture della Regione, autorità di vertice di Veneto Strade e delle commissioni di valutazione ambientale e di sostenibilità economica e finanziaria».
La struttura commissariale ha «costi rilevanti e una non adeguata composizione», con il risultato che si è ricorso a consulenze esterne. Ancora, «i controlli dei Ministeri competenti e della Regione risultano carenti».

Ma è sul fronte del costo dell’opera, e del suo finanziamento che i giudici contabili focalizzano la propria attenzione: «Una più penetrante analisi economica finanziaria dell’investimento fin dalle fasi iniziali per valutare fattibilità e finanziabilità nonché per definire una corretta allocazione dei rischi associati alla realizzazione e alla gestione dell’opera avrebbe evitato le successive sfavorevoli rimodulazioni per la finanza pubblica».
Infatti con i 370 milioni garantiti nell’agosto 2013 dal Governo con il “Decreto del Fare” il contributo pubblico in conto capitale complessivo (Stato più Regione) diventa di ben 543,6 milioni di euro su un investimento previsto di 2.247,5 milioni.

Ma il documento della Corte dei Conti non si ferma qui: «appare incerta la sostenibilità finanziaria dell’opera, viste le previsioni ottimistiche sui volumi di traffico con il conseguente rischio che gli insufficienti flussi di cassa generati possano produrre ulteriori esborsi pubblici». I giudici si riferiscono alla clausola contrattuale che vede intervenire la Regione con un contributo al Concessionario se i volumi di traffico sono inferiori ad una determinata soglia: una clausola mai vista in un contratto di project financing autostradale che noi di «Edilizia e Territorio» avevamo più volte segnalato ricevendo l’assicurazione che si trattava di una possibilità puramente teorica che non si sarebbe mai avverata.
Resta la domanda del perché allora sia stata inserita, visto che di fatto azzera l’unico rischio imprenditoriale del Concessionario nella fase di gestione dell’opera.

Preoccupa anche il fatto che Spv, la società concessionaria, non abbia ancora completato il closing finanziario dell’opera (prevede di riuscirci nel primo quadrimestre del 2016) e che i costi alla fine possano superare in realtà, con gli oneri capitalizzati i 3 miliardi di euro. In ogni caso la Corte sottolinea come di conseguenza, «l’avanzamento dei lavori finora è stato reso possibile soprattutto attraverso il contributo pubblico in contraddizione con le finalità del ricorso al parternariato pubblico-privato».

E’ emerso anche che buona parte delle opere complementari non ha ad oggi un finanziamento: mancherebbero secondo alcune analisi ben 300 milioni di euro necessari a realizzare gli oltre 48 km di viabilità di adduzione complessivamente previsti.

Il documento della Corte dei Conti si chiude con una censura alle modalità di pagamento dei collaudatori dell’opera: «il pagamento dei collaudatori a carico del concessionario è contrario al principio del buon andamento amministrativo dal momento che la loro posizione quali contraddittori dell’esecutore non tollera condizionamenti».

Insomma se non è una complessiva stroncatura, poco ci manca: nonostante questo lo staff di Silvano Vernizzi esprime soddisfazione perché «al di là dei rilievi rispettabili ma opinabili, nessun danno contabile è stato contestato». Ovviamente di segno contrario le reazioni dei partiti di opposizione in Regione e dei Comitati che si oppongono all’opera, che chiedono anzi le dimissioni di Vernizzi.