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Pedemontana Veneta: closing ancora in stallo

Per il futuro della Pedemontana Veneta, alle prese con un closing finanziario quanto mai difficile, tutto è rimandato ad un prossimo appuntamento fissato per il primo settembre. Come previsto c’è stato l’incontro tra il commissario straordinario Silvano Vernizzi, l’amministratore delegato del Consorzio Sis, concessionario della superstrada, Matterino Dogliani e il direttore generale della Regione Veneto, concedente dell’opera, Ilaria Bramezza.

Ci si aspettava che Sis presentasse il nuovo Piano economico e finanziario ridefinito tenendo conto dello studio di Cassa Depositi e Prestiti che ha ritenuto poco attendibili quello attuale specie per le stime di traffico giornaliere previste. La differenza non è da poco: 30.000 veicoli giorno per il concessionario, non più di 15.000 secondo Cdp, che ha così deciso di non partecipare al bond da 1,6 miliardi che JP Morgan dovrebbe emettere al più presto per garantire il finanziamento dell’opera. Secondo alcuni tecnici del Ministero dei Trasporti e di Cdp il Pef attuale prevede anche un rendimento per il concessionario troppo elevato rispetto alle attuali condizioni di mercato e contiene una clausola di garanzia sul rischio traffico che penalizza troppo la Regione.

Queste criticità insieme alle errate stime dei volumi di traffico, secondo i tecnici del Ministero, hanno fatto sì che, fino ad oggi, il concessionario non sia riuscito ad arrivare al closing finanziario. La revisione del Pef non è evidentemente cosa semplice e l’incontro è stato definito “operativo ma interlocutorio” dai protagonisti. Tre le leve da utilizzare per adeguare il Pef e convincere Cdp a sostenere l’opera: aumentare il flusso dei veicoli che utilizzeranno la superstrada, abbassando le tariffe, – si parla di una percentuale tra il 10 e il 20% di taglio- far crescere l’equity assicurato da Sis, che dovrebbe passare da 500 a 550 milioni, e rimodulare se non addirittura un tagliare gli sconti ai residenti dei 73 comuni attraversati lungo i 94,5 km del tracciato.

La convenzione in atto oggi, firmata nel 2013 prevede una esenzione totale, per un tratto di 21 km, per gli studenti fino a 23 anni e per gli ultra sessantacinquenni dal 1° al 14° anno di esercizio, sconto che scende al 50%, sempre dal 1° al 14° anno per gli altri residenti. La percentuale cala al 25% dal 15° al 20 ° anno, per azzerarsi del tutto dal 21° anno in poi. E’ evidente che toccare queste agevolazioni non sarebbe molto popolare, anche se sull’altro piatto della bilancia c’è da mettere il calo considerevole delle tariffe. In ogni caso l’obiettivo è arrivare ad avere un Pef che sia giudicato positivamente da Cdp, alla quale Jp Morgan chiede una adesione “simbolica” all’emissione obbligazionaria, sottoscrivendo una quota che al massimo potrebbe raggiungere, secondo alcune indiscrezioni, i 100 milioni di euro.

La stessa banca d’affari non nasconde però che un eventuale conferma del giudizio negativo da parte di Cdp complicherebbe non poco l’emissione del bond, perché sarebbe letta dal mercato come una sfiducia dello Stato italiano verso la possibilità di realizzare davvero l’opera. Negli incontri di fine luglio a Roma, del resto, lo stesso ministro delle infrastrutture Graziano Delrio aveva assicurato la volontà del Governo di concludere l’opera considerata strategica a livello nazionale (anche se su concessione regionale) e ad oggi, il più importante progetto autostradale in corso di realizzazione in tutto il Paese con i suoi 2,25 miliardi di costo per i lavori (ai quali vanno aggiunti Iva e oneri finanziari). I cantieri sono aperti lungo tutto il tracciato dal novembre del 2011e sono oggi circa al 30% di avanzamento, con l’obiettivo di aprire un primo tratto di 8 km per questo autunno.

I lavori fino ad ora sono stati finanziati in parte con l’equity messo a disposizione dal concessionario in parte con i 615 milioni di contributi pubblici, tra statali e regionali, assicurati all’opera. Oggi come oggi non si rischia uno stop ai lavori, ma è chiaro che se entro l’autunno il Consorzio Sis non riuscisse a completare il closing finanziario con l’emissione del bond, dalla fine dell’anno si andrebbe inevitabilmente incontro a grossi problemi. I cantieri sono aperti su tutto il tracciato, solo la loro messa in sicurezza costerebbe decine di milioni di euro, per non parlare della partita espropri, il cui pagamento subirebbe uno stop. Proprio questo scenario estremo è, paradossalmente, la migliore garanzia perché tutti i protagonisti mettano da parte le posizioni di principio e lavorino per definire un nuovo Pef valutato positivamente da tutti.