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Nel 2020 il supertreno Hyperloop 145 chilometri in 9 minuti e 40’

Mentre in California si attende il via ai lavori per il circuito-prova dell’avveniristica capsula (immaginata per primo da Elon Musk), gli Emirati annunciano: collegherà Dubai ad Abu Dhabi. Parla Gabriele Gresta, vice presidente della start up americana che ha firmato il progetto: «Una sfida contro il tempo costruirlo in 4 anni».

Dimenticate i binari, i controllori tra i vagoni e il panorama che scorre davanti al finestrino. Ma soprattutto i costi miliardari e lo spreco di risorse energetiche. Nel prossimo futuro viaggiare in treno potrà avere impatto zero sull’ambiente ed essere più veloce di un aereo. «Si raggiungeranno i 1.223 chilometri orari. E non dovremo aspettare molto per provare l’ultima meraviglia della futuristica tecnologia di trasporto immaginata dal miliardario Elon Musk: il supertreno Hyperloop potrebbe infatti debuttare già nel 2020, all’apertura dell’Expo di Dubai.

Dopo una settimana di negoziati — spiega Bibop (Gabriele) Gresta, vice presidente e co-fondatore di Hyperloop Technology Transportation Technologies, la startup con sede a Los Angeles che (con l’appoggio di Musk) sta lavorando a far diventare realtà il trasporto a velocità supersonica — martedì 23 febbraio «firmiamo negli Emirati Arabi l’accordo per una use analysis e per costruire il primo full scale Hyperloop». Lo ha commissionato il governo di Dubai per l’Expo 2020. Un progetto grandioso: il supertreno collegherà Dubai alla capitale Abu Dhabi; 145 chilometri che durante l’Expo il «missile» sparato in un tubo percorrerà in 9 minuti e 40 secondi. Se sarà pronto per tempo.

«Abbiamo solo 4 anni, è una sfida contro il tempo», commenta Gresta. Anche se si tratta di una rotta piccola, è tuttavia significativa, perché «collegherà due aeroporti, il nuovo di Dubai con quello di Abu Dhabi». Lo sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahya (lo stesso proprietario di Etihad) lo vuole costruito in 4 anni, a tutti i costi (e parliamo di un costo variabile fra i 10 e i 20 milioni di euro a km), «vuole il record». «Non so se riusciremo, magari potremo consegnare il primo pezzo. Ma avrò più dettagli tra un mese, dopo la use analysis». Si tratta di un progetto che rivoluzionerà il modo di viaggiare in tutto il mondo: per intenderci, la tratta Milano-Roma potrebbe essere coperta in 25 minuti.

Nel frattempo, Hyperloop inizierà a costruire tra pochi mesi — a questo punto in parallelo con i primi rilievi geologici negli Emirati Arabi — un percorso di 8 chilometri a Quay Valley, California, la città futuristica e a impatto zero che sorgerà tra San Francisco e Los Angeles entro un paio di anni. Un investimento da 100 milioni di dollari, ma la spesa totale sarà di 160 milioni perché «non sarà un circuito di prova, ma un prototipo — spiega il 40enne imprenditore italiano Gresta — e, accanto ai padiglioni che fungeranno da stazione, mi piacerebbe costruire un museo tipo Jurassic Park che racconta come siamo arrivati fino a quel punto». Nei progetti iniziali, si pensava di collaudare il prototipo, entro l’inizio del 2019, per poi essere «in grado di costruire il primo circuito in scala 1 a 1». Ed era già chiaro che il treno vero e proprio difficilmente sarebbe nato negli Usa: tanti altri Paesi sono più interessati al progetto e pronti ad investire sul treno del futuro. Perché il sistema propone una rivoluzione anche in termini di costi delle infrastrutture: se il prezzo di una ferrovia Amtrak è di circa 34.6 milioni al miglio, Hyperloop ne costerà fra i 10 e i 20 (nei casi di condizioni geofisiche davvero difficili).

Ma come funziona il supertreno? L’idea è quella di una capsula — grande più o meno come la cabina di un piccolo aereo — che viaggia in un tubo di acciaio. «Prendi una capsula con 28 passeggeri, la metti in un tubo e togli l’aria. Nel tubo c’è un sistema di lievitazione passiva, con magneti opposti che si respingono. Un sistema efficiente». E mentre per l’alta velocità dei treni tradizionali serve una quantità di energia enorme («Così costa troppo e non recuperi i soldi»), con Hyperloop i rotori a propulsione magnetica che girano in asse orizzontale, permettono la propulsione della capsula. «Abbiamo un brevetto che ci permette di utilizzare questa propulsione a velocità elevate». Pericoloso? «Quando si viaggia in aereo a 1140 km/h si va alla stessa velocità dell’Hyperloop: sul nostro treno la sensazione sarà molto simile a quella del decollo in aereo, ma senza le turbolenze», scherza Gresta.

Il tubo è ricoperto da pannelli solari, ed utilizza energia eolica e geotermica, oltre che quella cinetica. «Non abbiamo bisogno delle rotaie ma solo dei piloni. Il tubo sarà sollevato da terra e non c’è alcun conflitto con la vecchia rete ferroviaria», continua. La capsula potrà partire ogni 20 secondi, trasportando così — su un percorso come San Francisco-Los Angeles — milioni di passeggeri. «Dopo due anni e mezzo di ricerche siamo pronti, abbiamo già fatto richiesta dei permessi per cominciare i lavori. Tra massimo 36 mesi trasporteremo il primo passeggero» spiega Gresta che ha cercato di coinvolgere nel progetto molte aziende italiane: dall’Istituto Europeo del Design alla Maffeis Engineering, azienda di Solagna, Vicenza.

Nei primi tempi, per Hyperloop si era considerata anche l’opportunità di far viaggiare i tubi sottoterra. Poi però, oltre alla funzionalità dei pannelli solari applicabili sul circuito sopraelevato, ha prevalso la scelta del tubo costruito su piloni «dettata dalla particolare resistenza dei suddetti a terremoti e intemperie»: un sistema a prova di sismi e tornado. «I nostri piloni hanno una resistenza pari a 30 mila Psi — spiega Gresta —: significa che sono più sicuri e resistenti dei palazzi attualmente costruiti in California. La nostra tecnologia a piloni è stata utilizzata in varie condutture in Alaska ed ha resistito a terremoti con intensità superiori agli 8 gradi della scala Richter. Possiamo dire che stiamo utilizzando una delle tecnologie di costruzione più avanzate al mondo».

«All’inizio ero titubante, poi ho letto i commenti degli esperti della Nasa, della Lockheed Martin e tante altre aziende che erano d’accordo: ‘il progetto è fattibile’, dicevano. Mi sono convinto». E così si sono espressi anche capi di Stato e primi ministri. «Negli ultimi otto mesi ho viaggiato in 52 Paesi, tra cui gli Emirati Arabi. Anche il governo Cinese è molto interessato, così come il Botswana, la Russia e l’India». La lista dei possibili committenti, dice, è lunga, ma con un grande assente: il governo italiano. «In realtà in Italia vogliono solo farsi pubblicità, non c’è alcuna intenzione di fare un investimento serio per il rinnovamento della rete ferroviaria». Nel futuro dei trasporti c’è soprattutto l’energia rinnovabile e un treno avveniristico che avrà solo computer alla guida: «Gli umani fanno troppi errori», conclude Gresta. Ma soprattutto non ci saranno più i binari.