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Micro-navi spaziali spinte da laser alla ricerca di un’altra Terra

Metti assieme a New York, nel 55esimo anniversario del primo volo umano nello spazio di Yuri Gagarin, un multimiliardario russo-americano col pallino della scienza e uno degli scienziati più famosi del mondo, che continua a produrre teorie stupefacenti anche se vive oramai da anni in una carrozzella, e avrai l’annuncio della partenza di un progetto da 100 milioni di dollari, tanto pazzo da avere forti probabilità di riuscire. È accaduto ieri e stiamo parlando di Yuri Milner, ricco imprenditore della Sun Valley con una spiccata tendenza a investire in imprese di social media, e Stephen Hawking, che non ha certo bisogno di presentazioni. Se non basta aggiungiamo che anche Mark Zuckerberg, di cui Milner è socio in Facebook, è della partita nel progetto, cui è stato dato il nome di Starshot.

Miniaturizzazione e laser ultrapotenti sono le parole d’ordine e l’idea è quella di costruire un mini-vascello spaziale, delle dimensioni di un moderno chip elettronico, 3 centimetri per capirci, attaccarlo a una vela solare grande come un tavolo da giardino e sottile come un foglio di carta, e spedirlo verso la stella più vicina a noi, Alfa nella costellazione del Centauro, per vedere se, come dicono molti astronomi, lì c’è un pianeta molto simile alla nostra cara Terra. Nel piccolo satellite da 3 centimetri c’è quel che serve: camera fotografica ad alta risoluzione, strumenti di navigazione stellare, attrezzatura per trasmettere alla Terra i dati e tutto il resto. Il piccolo bagaglio tecnologico, attaccato alla vela solare, si metterebbe in viaggio, e ci resterebbe, grazie alla spinta di un raggio laser potentissimo che parte dalla Terra.

Di questi strani nano-satelliti ne verrebbero però spediti tanti, una piccola flotta, verso le tre stelle che compongono il sistema di Alfa Centauri nostre vicine di casa. Il tutto si potrebbe fare anche ora, con un satellite convenzionale ben fatto, ma per percorrere i 40mila miliardi di chilometri che ci separano occorrerebbero, con le tecniche moderne, almeno almeno 30mila anni, mentre qui si vuole sviluppare una tecnologia che faccia arrivare questi mini-satelliti ad Alfa del Centauro in soli 30 anni.

Ambizioso e “folle”, lo ammettono ma non si scompongono, lo sembravano anche l’idea di andare sulla Luna in 9 anni, come accadde negli anni ’60, e tante altre imprese importanti che si sono realizzate, scoperta dell’America in testa.

Per il laser si pensa a una batteria di migliaia di strumenti sparsi su un chilometro quadrato che emettano questa radiazione, poi convogliata in maniera opportuna verso lo sciame di nano-satelliti, con una potenza complessiva di decine e decine di Megawatt. Questo poderoso complesso andrebbe alloggiato molto in alto, in montagna, per non avere interferenze dovute all’umidità, che si potrebbe mangiare una bella fetta di potenza, e in più dovrebbe essere nel sud del pianeta. Si pensa già al deserto di Atacama, sulle Ande cilene, uno dei più secchi esistenti con altipiani che arrivano anche a 5mila metri sul mare.

Tornando coi piedi per terra, è il caso di dirlo, nulla di tutto questo esiste neppure nella mente di un abile ingegnere spaziale, ma i fondatori di questa impresa pensano che il progresso dei prossimi 20 anni, misurato con l’accelerazione che ha avuto nei campi dell’elettronica e dei laser negli ultimi 20, fornirà i mezzi per realizzare nel volume di una sigaretta un intero satellite, che oggi occupa il volume di una lavatrice.

Ma è anche vero che lo stesso bagaglio tecnologico 60 anni fa richiedeva satelliti voluminosi quanto una auto di piccola cilindrata. Se almeno uno di questi leggerissimi e costosissimi aquiloni cosmici riuscirà a raggiungere un pianeta attorno alle stelle del Centauro potremo avere immagini in diretta di continenti e mari diversi dai nostri, in fondo la distanza verrà coperta dal segnale radio in 4 anni. Potrebbe essere che tutto questo avvenga in soli 30 anni, 100 milioni per iniziare sembrano una bella cifra, ma ce ne vorranno 10 o 20 volte tanti. Ma qui il denaro sembra non essere un problema, e i sogni neppure.