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La produzione di asfalto riprende quota: nel 2015 +5%

Dopo anni di calo il consumo di asfalto in Italia torna a vedere il segno positivo. Nel 2015, secondo i dati preliminari elaborati dalla Siteb, l’Associazione italiana bitume asfalto strade che raggruppa i principali operatori, il consumo di conglomerato vede un +5,2% rispetto l’anno precedente.

Che Comuni e amministrazioni proprietarie di strade abbiano ripreso a investire nella manutenzione? «No, questo incremento è solo la diretta conseguenza di grandi opere come per esempio l’Expo, la Brebemi e il rifacimento della pista di Orio al Serio – risponde Stefano Ravaioli, direttore dell’associazione -. I consumi restano ai minimi storici e rispetto all’ultimo decennio sono praticamente dimezzati».

Lo scorso anno la produzione di asfalto è stata pari a 23,5 milioni di tonnellate contro le 22,3 del 2014. Un piccolo rimbalzo ma i valori assoluti restano ben lontani dai 44 milioni che erano la media del 2006. Questa ripresina ha portato il valore della produzione a 1.340 milioni, allo stesso livello del 2012. Secondo la Siteb per tornare ai livelli di manutenzione del 2006 servirebbe un piano strategico pluriennale con 40-50 miliardi di fondi mentre nell’ultimo decennio i vari governi hanno tagliato risorse per dieci miliardi alla voce conglomerato.

Nel 2016 il settore dovrebbe beneficiare di un ritorno degli investimenti da parte di quei comuni con i conti in ordine e dunque “liberati” dai lacci imposti dal patto di stabilità. Secondo i calcoli dell’Ance si tratta di un miliardo di risorse in più a cui si aggiungono i fondi, circa 1,1 miliardi, dell’Anas. «Per ora si vede una ripresa della manutenzione ordinaria, interventi volti a salvaguardare il patrimonio viario – commenta Ravaioli -. Patto di stabilità e spending review finora hanno considerato improduttiva la manutenzione delle strade mentre invece servirebbe più flessibilità per salvare dal degrado quel patrimonio».

Mauro Bacchi, direttore tecnico della Impresa Bacchi nell’hinterland di Milano che opera in tutta Italia, segnala il ritorno di qualche gara d’appalto con l’offerta più vantaggiosa. «La concorrenza è forte e non mancano gare al massimo ribasso – spiega -. Qui si raggiungono livelli che mal si conciliano con lavori eseguiti secondo gli standard». Spesso si tratta di “rattoppi” che interessano solo i tratti più deteriorati, si tappano le buche senza contare le situazioni di vera e propria emergenza come nella Capitale.

Con l’introduzione del nuovo codice degli appalti si spera che al centro delle scelte ora ci siano anche l’innovazione e la qualità nell’esecuzione delle opere. Il testo del nuovo codice è in linea con le attese perché valuta la qualità dei lavori. Certo serviranno commissioni con esperti in grado di valutare con competenza il progetto, i costi dei materiali e quanto viene eseguito». Il prezzo di una materia prima negli appalti stradali come il bitume è passato dai circa 530 euro a tonnellata del 2013-2014 agli attuali 200-230 euro.

In arrivo ci sono molti cambiamenti rispetto al passato per evitare controlli superficiali o l’assenza di verifiche rigorose da parte delle stazioni appaltanti. In futuro potrebbero essere assegnati dei punti nel caso vengano utilizzati dei materiali riciclati come per esempio il conglomerato prodotto con il materiale fresato. È totalmente riciclabile e permette un risparmio di 500 milioni l’anno. Così quel materiale destinato alle discariche ritornebbe alle strade a tutto vantaggio dell’ambiente.