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Investimenti, un anno di attività del Fondo Juncker: mobilitati 100 miliardi

La Commissione europea ha annunciato ieri che il mandato al Fondo europeo per gli investimenti strategici (noto con l’acronimo inglese Efsi) verrà rinnovato oltre il periodo di tre anni stabilito nel 2015. Finora, a un anno dalla sua nascita, il nuovo strumento finanziario dell’Unione europea dovrebbe permettere, secondo i dati ufficiali pubblicati qui a Bruxelles, di mobilitare fino a 100 miliardi di euro. L’Italia è stato tra i paesi che ne ha beneficiato di più.

«Il piano di investimenti – ha detto in un comunicato stamani il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker – sta funzionando, smentendo le opinioni dei più pessimisti. Tutti i giorni, l’Efsi sta permettendo di creare posti di lavoro, contribuendo a nuovi investimenti nell’economia reale. Ecco perché abbiamo deciso di estenderne il mandato oltre il 2018. Dobbiamo essere ambiziosi nel permettere all’Europa di tornare ad investire».

L’Efsi è nato nel 2015 con l’obiettivo di contrastare il rallentamento economico e la deflazione dei prezzi. In assenza di denaro fresco, l’esecutivo comunitario ha deciso di mettere a punto uno strumento innovativo che si basa su garanzie comunitarie, fondi della Banca europea degli investimenti e contributi di investitori privati. L’obiettivo è di mobilitare in tre anni, dal 2015 al 2018, fino a 315 miliardi di euro. L’effetto moltiplicatore, stimato a 23, si è rivelato per ora più elevato del previsto.

Positivi i risultati italiani. In una ottica infrastrutturale, l’Efsi ha investito 1,4 miliardi di euro in otto progetti, mobilitando 4,9 miliardi di euro e creando 3.200 posti di lavoro. Quanto alle piccole e medie imprese, il nuovo strumento finanziario comunitario ha firmato 28 intese per un totale di 353 milioni di euro che dovrebbero mobilitare investimenti per 7,8 miliardi di euro e quindi beneficiare 44.840 aziende. In termini di capitale mobilitato, al primo posto è la Spagna con 15,9 miliardi.

Se l’Italia ha finora sfruttato bene le opportunità offerte dall’Efsi, ha commentato il vice presidente della Commissione europea Jyrki Katainen, dipende anche dal «buon funzionamento del sistema delle banche di promozione nazionale», e quindi della Cassa Depositi & Prestiti. Secondo l’ex premier finlandese, «la leadership di queste banche è stata molto attiva dall’inizio nel cogliere le opportunità offerte dall’Efsi». Gli altri paesi, ha aggiunto Katainen, «possono seguire l’esempio italiano».

L’Efsi era stato accolto l’anno scorso con reazioni contrastanti. C’è chi ha visto nel nuovo fondo uno strumento innovativo; e chi invece ha sostenuto che l’operazione sarebbe stata un flop. Un totale di 315 miliardi di euro rappresenta il 2,0% del Pil annuale dell’Unione. Secondo i dati pubblicati ieri, l’Efsi ha approvato in tutto 64 progetti infrastrutturali finanziandoli per 9,3 miliardi di euro. A questi si aggiungono 185 intese per aiutare 141.800 piccole imprese per un totale di 3,5 miliardi di euro.

Il 29% dei progetti Efsi si è rivelato essere nel settore dell’energia, il 23% nella ricerca, il 13% nei trasporti. Bruxelles sostiene che il rilancio degli investimenti in Europa deve essere associato a nuove riforme economiche sia a livello nazionale che a livello europeo. Sul fronte comunitario, la Commissione europea sta cercando di rafforzare il mercato interno. Ha presentato finora piani d’azione relativi al mercato dei capitali, all’unione digitale e all’unione energetica».