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Inversione di marcia in autostrada? non è una manovra così grave

Quella sull’omicidio stradale è una nuova legge da assolvere o da condannare? È questa la domanda che si sono posti in molti fra i partecipanti al convegno “Omicidio stradale e lesioni personali stradali”, organizzato dalla Fai Conftrasporto di Bergamo nella propria sede di via Portico 15 a Orio al Serio, dopo aver ascoltato gli interventi di Giandomenico Protospataro, vice questore aggiunto della Polizia di Stato, e di Carmen Pugliese, pubblico ministero della Procura della Repubblica del Tribunale di Bergamo. Una domanda destinata in realtà a non avere risposta, una sentenza difficile da emettere nei confronti di una nuova norma capace di presentare luci e ombre.

Una norma (decisa per affrontare un’emergenza che vede protagonisti pirati della strada e vittime innocenti, autisti sempre più spesso al volante sotto l’effetto di alcol o di droga, e vittime, ma anche i loro familiari, condannati a non avere una vera giustizia) “apprezzabile per la volontà di sanzionare adeguatamente comportamenti delittuosi”, come ha sottolineato Carmen Pugliese, pronta però subito a indossare, dopo questa arringa introduttiva, i panni che le sono più congeniali, quelli della pubblica accusa, “ma che indubbiamente paga il fatto di appartenere a quella categoria di scelte che vengono fatte per affrontare un’emergenza cercando una soluzione al problema senza essere stati invece capaci di risalire a monte per scoprire perché certi reati non hanno una sanzione adeguata.

I problemi non si risolvono con l’innalzamento delle pene e nuove misure cautelari, ma con la certezza della pena”, ha affermato Carmen Pugliese. “Certezza che la nuova legge sull’omicidio stradale non dà affatto anche per colpa di una manciata di parole, laddove si afferma che “…non vi sia esclusiva conseguenza colpevole”) e di una possibilità di concedere “attenuanti speciali” che diminuiscono le pene fino a dimezzarle, che di fatto rischiano nella stragrande maggioranza dei casi a far sì che l’aumento delle pene resti solo sulla carta. Una delle tante ombre, in mezzo a delle luci, di una nuova legge che avrebbe dovuto sicuramente essere migliore, soprattutto su alcuni punti in cui appare addirittura sconcertante.

Per esempio laddove prevede che “in caso di morte per omicidio stradale semplice di una persona, la sospensione della patente sia prevista in tre anni non prorogabili”, quando invece la stessa revoca in un caso meno grave come quello delle lesioni sia stata prevista per un periodo superiore a 5 anni che possono diventare 10.

Un’anomalia difficilmente spiegabile a meno di pensare a un “copia incolla” con norme di altri Paesi, come per esempio l’Inghilterra, dimenticando che ciò che può andar bene per un Paese non necessariamente ottiene gli stessi risultati in un altro. E a proposito di “anomalie” difficili da spiegare, eccone un’altra puntualmente emersa durante il convegno: la nuova legge prevede infatti “che  un’inversione di marcia in autostrada sia da ritenere meno grave di un’analoga manovra, pericolosissima, fatta su una strada normale in presenza di un dosso o di una curva, e sia stata fatta rientrare fra i nuovi reati stradali punibili con pene minori”. In altre parole: punizioni meno severe se uno invece che provocare semplici lesioni causa la morte o nel caso che un conducente faccia la vera e propria “follia” di compiere un’inversione di marcia in piena autostrada invece che su un dosso di una provinciale.

“Forse gli estensori hanno pensato che fosse meno grave perché in autostrada non ci sono dossi e curve”, ha ironizzato qualcuno in sala. Ma sono anche altre le ombre che sono emerse durante l’incontro, introdotto dal segretario provinciale della Fai di Bergamo, Doriano Bendotti “seguendo un cammino che ha visto sempre la nostra federazione schierata senza se e senza ma in difesa della sicurezza sulle strade”. Un esempio? L’acquisizione delle prove in caso di omicidio stradale aggravato per alterazione da alcol o sostanze stupefacenti.

Se per quanto riguarda l’uso di alcol, con l’etilometro può essere semplice verificare se uno stava guidando ubriaco, per le droghe tutto diventa molto più complesso”, come ha sottolineato sempre il pm Carmen Pugliese. E poca chiarezza sembra ancora esserci anche in materia di acquisizione della modalità di prova per quanto riguarda i casi in cui il sospetto è che l’acceleratore fosse schiacciato a tavoletta, con l’opportunità di disporre di nuovi e diversi strumenti per rilevare l’eccesso di velocità (come per esempio le centraline degli airbag che riportano la velocità, precauzione presa dai costruttori dopo che un airbag era scoppiato da fermo e senza impatto).

Ma anche i dispositivi (tutti omologati, tutti utilizzabili come prova?) predisposti dalle compagnia assicurative. Compagnie per le quali, tra l’altro, le nuove norme rivoluzionano tutto: addio accordi sui risarcimenti fra rappresentanti delle diverse agenzie, con vittime e familiari degli incidenti a pagarne le conseguenze. Perché, come sottolineato durante il convegno, preso letteralmente d’assalto dai partecipanti che non hanno lasciato un solo posto disponibile, con le nuove regole del gioco i risarcimenti potranno essere bloccati in attesa di sentenza e, con la velocità della macchina della giustizia italiana, questo potrebbe comportare, per vittime e familiari, dover aspettare anni e anni. E, visto che si è parlato di “macchina della giustizia”, ecco che con le nuove norme gli ingranaggi, già ingolfatissimi, dei tribunali, potrebbero essere ulteriormente rallentati dall’arrivo nelle aule di decine di migliaia di nuovi processi.

Una legge dunque disastrosa? No, perché, innanzitutto, minacciando di colpire in modo decisamente più pesante chi guida ubriaco o drogato, chi passa col semaforo rosso, chi guida a tavoletta nei centri urbani, chi fugge dopo un incidente senza prestare soccorso, le nuove norme rappresentano un deterrente. E poi perché la nuova legge ha portato un vero ed efficace deterrente: la sospensione o la revoca della patente che può durare da 3 fino a 30 anni nei casi di omicidio stradale plurimo e aggravato da circostanze ben precise. Una revoca della patente contro la quale, una volta accertati i fatti e le reali responsabilità, il colpevole non potrà fare nulla restando appiedato anche per un lungo  periodo. “A guardar bene il vero e più importante deterrente”, hanno commentato i relatori.

Con la pubblica accusa Carmen Pugliese in attesa di ascoltare la prima sentenza di condanna esemplare, che applichi davvero gli inasprimenti delle pene previsti sulla carta. “Aspetto che venga emessa”, ha concluso Carmen Pugliese. “Perché questo Paese non ha bisogno che vengano minacciate nuove pene, ha bisogno che vengano fatte scontare, ha bisogno di certezza delle pena. Ecco, questo sarebbe il miglior deterrente. E non solo per i reati compiuti sulle strade…”.

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