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Infrastrutture al collasso negli USA

Un articolo di Elisabeth Drew pubblicato sul New York Review of Books traccia un quadro impietoso sullo stato delle infrastrutture viarie statunitensi, la cui “crisi” è attribuita soprattutto alla mancanza di lungimiranza da parte della classe politica. Nell’articolo si dipinge l’incapacità dei Congressman ad investire nel futuro poiché mirano soprattutto a risultati immediati che rendono di più in termini elettorali. Questo a totale discapito dei cittadini costretti a percorrere strade congestionate e a convivere con il rischio di attraversare ponti che collassano e treni che deragliano, oppure bere acqua inquinata perché i tubi degli impianti di distribuzione sono arrugginiti.

In base al tipo di studio effettuato e ai criteri adottati, gli Stati Uniti occupano dal 14° e al 30° posto nella classifica dei paesi che investono in infrastrutture, insomma non sono neanche vicini alla cima delle graduatorie. Sotto accusa la miopia dei parlamentari americani che per non mettere le mani in tasca ai loro elettori si sono resi responsabili del deterioramento del sistema infrastrutturale del paese. Inoltre, quando devono spendere fondi pubblici preferiscono utilizzarli per misure di breve termine.
Secondo Elisabeth Drew sarà poco efficace anche la legge quinquennale approvata dal Congresso nel dicembre del 2015, che prevede progetti nel settore delle infrastrutture per 305 miliardi di dollari, soprattutto per affrontare il problema della cattiva manutenzione di ponti e strade.

Dal 1998 non veniva approvata una legge di durata quinquennale nel campo delle infrastrutture. E, a sua volta, anche la legge sulle autostrade appena approvata dal Congresso USA, costituisce la 35esima estensione di un’autorizzazione del 2005 a costruire le “highways”. Alcune delle estensioni precedenti di questo programma del 2005 hanno avuto una durata di poche settimane o mesi, archi temporali incompatibili con la “pianificazione” della costruzione e/o manutenzione di autostrade, ponti e del sistema di trasporto di massa.

Negli Stati Uniti non sono presenti reti ferroviarie ad alta velocità come quelle utilizzate in Francia, Giappone, Russia e Turchia, poiché i sistemi esistenti non soddisfano tutti i criteri richiesti per essere definiti “ad alta velocità”. E il progetto presentato dal Presidente Obama per dare una svolta alla rete ferroviaria americana non è stato portato avanti dal Congresso. Solo a livello locale, alcuni politici lungimiranti come il Governatore della California Jerry Brown hanno avviato la costruzione di sistemi ferroviari locali ad alta velocità , ma si tratta sempre di eccezioni. Situazioni simili riguardano anche le strade, i porti e, in genere, i vari settori delle infrastrutture. E non mancano i gravi incidenti. L’autrice ricorda, ad esempio, il crollo del ponte a Minneapolis nell’agosto del 2007, durante l’ora di punta. Furono uccise 13 persone e vi furono 145 feriti.

Un altro dato che viene fornito per evidenziare lo stato di crisi delle infrastrutture americane è il rapporto sullo stato delle infrastrutture che viene elaborato ogni 4 anni dall’American Society of Engineers (ASCE). L’ultimo rapporto, del 2013, ha assegnato voti molto bassi alle varie aree del settore: aviazione D; ponti C+; vie navigabili interne D-;porti C; strade D; sistemi di trasporto di massa D; acqua potabile D; edifici scolastici D. Anche se nessun settore è stato bocciato con una F, nessuno è considerato degno di un A o anche di un B. Secondo l’ ASCE sarebbe necessario investire 3.600 miliardi di dollari entro il 2020 per sostenere il sistema infrastrutturale del paese in modo adeguato. Dai calcoli effettuati nel 2013 la spesa nel settore tra il 2013 e il 2020 era stimata in 2.000 miliardi di dollari, una somma ben inferiore a quella ritenuta “necessaria”.

Nel report del 2013 l’ASCE rivela che il 32% delle principali strade USA sono in cattivo stato di manutenzione. C’è anche un deficit dei sistemi di trasporto di massa, che quindi non sono di aiuto per risolvere il problema del traffico. Anche il pessimo stato di questi sistemi, che non raggiungono il 45% della popolazione, sono costati 90 milioni di dollari all’economia americana nel 2010. Secondo l’ASCE per avere ponti sicuri entro il 2028 servirebbero investimenti pari a 20,5 miliardi di dollari all’anno (mentre attualmente si spendono 12,8 miliardi/anno) .

Anche la legge sulle autostrade approvata nel dicembre del 2015 inciderà poco sulla situazione di crisi globale rilevata poiché la legge stessa riflette le difficoltà di individuare fonti di finanziamento per progetti infrastrutturali. Permane l’incapacità cronica del Congresso di trovare fondi per il Highway Trust Fund, che viene finanziato principalmente con una tassa federale sulla benzina. Imposta che è stata aumentata l’ultima volta nel 1993 e che non viene indicizzata all’inflazione. Se questa indicizzazione ci fosse stata, la tassa oggi sarebbe pari a 30,1 centesimi per gallone, anziché pari ai 18,4 centesimi per gallone attuali. L’autrice evidenzia anche come le tasse sul carburante negli Stati Uniti sia la più bassa al mondo, seconda solo dopo il Messico.
Per colmare la carenza dei finanziamenti del settore delle infrastrutture, nel 2015 i parlamentari americani si sono inventati soluzioni creative. Innanzitutto si sono preparati a fare un raid alla Federal Reserve, la Banca centrale, nonostante l’opposizione espressa dai vertici dell’Istituto finanziario. Fondi per finanziare le infrastrutture arriveranno da una riduzione dei dividendi che la Banca Federale distribuirà alle banche. Inoltre è previsto l’utilizzo di un fondo di eccedenza della Fed in caso di urgente bisogni di liquidità da parte dell’economia americana. Altre fonti di finanziamento arriveranno dalla vendita di barili di petrolio della Strategic Petrolium Reserve. I repubblicani si ostinano ancora a credere che questi barili verranno venduti a 2 volte il loro valore attuale e che l’aver affidato la riscossione delle tasse evase ad agenzie private accrescerà le entrate federali, che quindi potranno essere utilizzati per finanziare le infrastrutture.
Il Presidente Obama ha tentato ripetutamente di adottare misure per stimolare la crescita economica americana e per incrementare gli investimenti infrastrutturali, ma il Congresso si è sempre opposto a questi progetti, ritenuti troppo costosi, e alla fine sono sempre stati stanziati fondi federali insufficienti.

Per concludere, la Drew ritiene che gli Stati Uniti abbiano profondamente bisogno di un vasto piano di investimenti infrastrutturali. Questo migliorerebbe le condizioni del paese, creerebbe lavoro e colmerebbe il gap che attualmente danneggia l’economia americana. Ritiene tuttavia che per ottenere questo risultato potrebbe non bastare una nuova leadership. L’autrice si chiede se sarà necessario che la situazione precipiti ulteriormente, con un incremento dei problemi collegati al traffico, altri gravi incidenti e crolli, e magari la rivolta di questa o quella comunità locale. Gli Stati Uniti potrebbero aver bisogno di ulteriore caos e altri gravi incidenti mortali prima di aprire gli occhi e rendersi conto di quanto è già accaduto.