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IGI: linee guida Anac più «normative» e una sessione parlamentare dedicata al codice

Rafforzare, anche nello stile, il carattere “regolamentare” delle linee guida varate dall’Anac e inaugurare una sessione parlamentare dedicata all’attuazione del nuovo codice appalti, sull’esempio di quanto avviene con la legge di Bilancio o con la legge comunitaria che ogni anno raccoglie le norme Ue da recepire nel nostro ordinamento. Sono le proposte dell’Istituto grandi infrastrutture (IGI), associazione di riferimento per grandi imprese e grandi committenti, che ieri ha festeggiato trent’anni di attività, nella sala vanvitelliana dell’avvocatura generale dello Stato a Roma.

«Superare lo stile discorsivo delle linee guida avviando un’opera di traduzione in forma di norma – ha spiegato il segretario generale dell’IGI Federico Titomanlio – servirebbe ad agevolare l’applicazione del codice dei contratti», che ha ancora davanti un lungo elenco di adempimenti, sotto forma di linee guida e decreti ministeriali da portare a termine.

Sempre legata all’attuazione della riforma appalti è la seconda proposta emersa nel corso del convegno. L’idea? « Inaugurare – ha spiegato Titomanlio – una sessione parlamentare che, sul modello della legge comunitaria o di quella di stabilità, faccia, annualmente, il punto sull’attuazione del codice 50, provvedendo a quelle correzioni che, se lasciate a decisioni prive di una visione d’insieme, finiscono per aggravare i problemi che si vogliono risolvere».

Da parte dei costruttori è poi emersa l’esigenza dell’area di confrontarsi con committenti attrezzati tecnicamente perché, «se a base di gara, sono posti progetti esecutivi degni di questo nome, la concorrenza ha modo di esplicarsi al meglio in quanto non vi sarà necessità di trovare scappatoie in sede esecutiva, per recuperare offerte fuori mercato». «L’industria delle costruzioni – ha aggiunto Vincenzo Lodigiani, tra i soci fondatori dell’Istituto – si differenzia da tutte le altre, perché ha pochi committenti. E questi, devono necessariamente essere forti e capaci, nel senso cioè che ad una grande impresa deve necessariamente una grande amministrazione».

L’ultimo punto riguarda la qualificazione delle imprese. Qui arriva una critica esplicita al nuovo codice che secondo l’IGI ha «fallito l’obiettivo di recuperare lo spirito liberale da cui sono permeate le direttive europee, scrollandosi di dosso l’atteggiamento di diffidenza da cui era percorsa la legge quadro». La critica , in particolare, riguarda il mantenimento del sistema di qualificazione basato sulle Soa, «passando sopra ad un conflitto di interessi che è la negazione di tutta l’eticità continuamente conclamata». Sul punto, in particolare, l’IGI sottolinea «la gravità della mancata attuazione di previsioni normative europee ed anche nazionali, le quali impongono una misura di trasparenza che nemmeno l’Anac riesce a realizzare e che consiste nel riportare sull’attestato Soa i requisiti che ne giustificano il rilascio».