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Gran Bretagna: le grandi opere sono prive di valore se non funzionano

E’ un’analisi sconfortante quella di John Kay, giornalista e professore della London School of Economics, che in un articolo sul Financial Times analizza il piano della Commissione Nazionale per le infrastrutture del Regno Unito. Secondo Kay le politiche di sviluppo promosse in questi anni dal governo britannico sono state mosse dal desiderio politico di fare annunci altisonanti piuttosto che da seri progetti di crescita per il paese.

La tesi prende spunto dai tanti progetti commerciali che avrebbero dovuto catapultare il Regno Unito verso la “leadership tecnologica” e che invece sono tutti naufragati. Molte iniziative “rivoluzionarie” annunciate in passato, come il piano per informatizzare i dati del “sistema sanitario nazionale” che avrebbe dato accesso immediato ai record sanitari contenuti in un database comprensibile per pazienti e medici, sono fallite. Anche la tendenza della classe politica a procrastinare spesso si traduce nel “non fare”: a Londra le strutture aeroportuali restano inadeguate e continuano a mancare iniziative per lo sviluppo dell’energia “intelligente”. Anche nel settore delle infrastrutture i progetti di solito sono in ritardo e sovra-budget.

In teoria anche misure di efficientamento nel settore energetico, le cosiddette reti elettriche intelligenti, potrebbero rivoluzionare i sistemi di produzione di energia. Tuttavia le valutazioni che vengono effettuate stranamente promettono grandi benefici, con risparmi pari a 8.1 miliardi di sterline all’anno, mentre restano vaghe le spiegazioni fornite sul come raggiungere questi obiettivi e a quali costi. Lo sfruttamento dell‘energia geotermica proveniente dall’Islanda o di quella idroelettrica proveniente dalla Norvegia sarebbe possibile per il Regno Unito, ma i costi per la realizzazione delle necessarie reti di trasmissione sarebbero tutt’altro che “economici”.

Una seria valutazione sull’opportunità di realizzare progetti “grandiosi”, considerando il loro rapporto qualità-prezzo, non sembra costituire un problema per chi si occupa della pianificazione strategica delle infrastrutture nazionali. Potrebbe essere molto utile una nuova linea metropolitana che colleghi il nord est di Londra al sud ovest della città, ma non al costo stimato di oltre 32 miliardi di sterline. Anche l’espansione dell’aeroporto di Heathrow è indubbiamente un’opera utile, ma non al costo di 23 miliardi di sterline, l’investimento che è stato stimato dalla Commissione aeroportuale.

Esistono alternative da valutare quando i progetti “rivoluzionari” che vengono proposti hanno dei costi eccessivi. Gran parte dei benefici che si otterrebbero con queste “opere grandiose”, infatti, si potrebbero raggiungere anche attraverso piani per lo sviluppo incrementale, con costi decisamente inferiori.