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Effetto Codice anche sul piano anti-dissesto

L’effetto codice impatta sul piano per il contrasto al dissesto idrogeologico. È quanto emerge dall’analisi dell’andamento delle gare e dei lavori nelle cinque principali Regioni coinvolte dagli accordi di programma sottoscritti lo scorso novembre. Negli elenchi di Palazzo Chigi in Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Toscana e Veneto comparivano 31 interventi per un valore totale di 715 milioni.

A oggi, la mappatura dice che solo un’opera è stata completata: la messa in sicurezza del litorale di Cesenatico, in Emilia Romagna. A un livello successivo, ci sono quattro gare aggiudicate o in fase di aggiudicazione: due in Lombardia e altrettante in Liguria.
Per il resto, 26 cantieri sono in attesa di una gara.

Le motivazioni di questa situazione sono diverse: valutazioni di impatto ambientale in ritardo, pianificazioni modificate in corsa, difficoltà tecniche. Ma c’è un problema che, più di ogni altro, ha frenato le Regioni: l’entrata in vigore del Dlgs n. 50 del 2016. Dopo il 19 aprile, infatti, è scattato il divieto di appalto integrato. Molti governatori avevano in programma l’aggiudicazione contemporanea di progettazione esecutiva ed esecuzione. Anche perché non c’erano i soldi o il tempo per procedere diversamente. La tagliola delle nuove regole ha costretto a rivedere i piani. Allungando nettamente i tempi di avanzamento del programma.

Il capo dell’Unità di missione di Palazzo Chigi, Mauro Grassi ammette le difficoltà in fase di partenza, ma spiega anche che non siamo in una situazione di blocco: «Un ritardo di qualche mese c’è, ma le cose stanno andando avanti. Degli 800 milioni del piano, ce ne sono almeno 500 sulla buona strada per partire già nel corso del 2016».

Una spinta importante, in prospettiva, arriverà anche dal fondo progettazione da 100 milioni che, dopo diverse false partenze, è ormai a un passo dalla Gazzetta ufficiale. A settembre dovrebbe essere pubblicato e dare, così, la spinta a una nuova carica di progettazioni definitive. Saranno utilizzate nel quadro del prestito Bei per la messa in sicurezza del suolo, al quale il Governo sta lavorando in queste settimane: avrà una portata complessiva di 1,8 miliardi di euro e sarà spendibile, molto probabilmente, a partire dal 2017.

L’elenco di 31 interventi(suddivisi poi in lotti, per un totale di 127 appalti, si veda il Dpcm del 15 settembre 2015) è stato oggetto di accordi di programma, sottoscritti a novembre 2015 tra Governo e Regioni. A otto mesi da quella data, la partenza sprint immaginata dall’esecutivo è rimasta sulla carta. La gran parte degli interventi, infatti, è ancora incastrata a metà strada tra definitivo ed esecutivo. Un andamento al quale ha contribuito in maniera decisiva un elemento: l’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti il 19 aprile scorso.

I numeri del piano aree metropolitane

Il trampolino di lancio per questi appalti è stata la firma degli accordi di programma a inizio novembre del 2015. Dopo l’assegnazione dei fondi da parte del Cipe e la pubblicazione del Dpcm con gli elenchi degli interventi, l’esecutivo in quella sede aveva staccato materialmente gli assegni ai governatori, che in questo settore sono commissari. Le cifre, nello specifico, erano queste: 654 milioni di euro di risorse statali, da integrare con 150 milioni di cofinanziamento, per un totale di circa 800 milioni. Quel denaro veniva assegnato principalmente a cinque Regioni: Liguria (315 milioni), Lombardia (145 milioni), Veneto (109 milioni), Toscana (104 milioni), Emilia Romagna (43). Tutte insieme fanno 715 degli 800 milioni totali. All’epoca, il capo dell’Unità di missione Mauro Grassi aveva ipotizzato un “tiraggio” di 117 milioni nel 2016, 174 milioni nel 2017, 143 milioni nel 2018, e 220 milioni fino al 2021.

Toscana e Veneto a quota zero

La mappatura della situazione in queste cinque Regioni dice che le cose stanno andando diversamente rispetto alle previsioni. I due casi più clamorosi sono, certamente, Toscana e Veneto: qui, ad oggi, non è stata avviata neppure una gara e il motivo è da ricercare nelle regole del Codice appalti, entrate in vigore lo scorso 19 aprile. L’impossibilità di fare appalti integrati, affidando contemporaneamente la progettazione e l’esecuzione, ha zavorrato il lavoro dei tecnici. Così, in Toscana erano stati inseriti negli elenchi di Palazzo Chigi dieci interventi, concentrati a Firenze in misura maggiore, ma anche a Pontedera, Carrara, Pisa ed Arezzo. Dopo uno slittamento di qualche mese di tutti i cronoprogrammi, adesso l’obiettivo è aprire sei cantieri entro il 2016. Affiancando a questi la realizzazione di quattro progettazioni esecutive. Per adesso, comunque, siamo a zero.
Stesso discorso per il Veneto, dove erano in ballo tre progetti di grossa taglia (il più grande da 67,5 milioni di euro). Tutti e tre sono fermi all’approvazione della progettazione definitiva. La strada per il cantiere qui è ancora lunga, visto che prima andrà messo in gara il progetto esecutivo e, poi, si dovrà appaltare il lavoro vero e proprio.

Emilia Romagna, il primo progetto al traguardo

Vanno un po’ meglio le cose in Emilia Romagna. Dopo l’emanazione del Dpcm, spiegano dalla Regione, «il ministero dell’Ambiente ci ha comunicato di avviare comunque la progettazione o l’appalto delle opere già cantierabili anche in attesa dell’effettivo trasferimento dei relativi fondi nella contabilità speciale aperta presso la Tesoreria provinciale dello Stato di Bologna».
La prima tranche di denaro è adesso materialmente in arrivo. Nel frattempo, comunque, la Regione si è messa in moto e ha portato a casa un risultato importante: la chiusura del primo intervento del piano. Si tratta della messa in sicurezza del litorale di Cesenatico tramite un ripascimento con sabbie sottomarine. Il progetto, dal valore di 20 milioni di euro, è stato concluso il 18 giugno 2016, come da accordi con l’impresa aggiudicataria. Gli altri cinque interventi di competenza della Regione sono più indietro. In tre casi ci sono progetti esecutivi già approvati, da mandare in gara nelle prossime settimane. In due situazioni gli esecutivi sono in chiusura.

Lombardia, effetto appalto integrato

Due le gare completate in Lombardia. La prima è relativa alla vasca di laminazione del Seveso nel Comune di Senago. Dopo l’approvazione del definitivo, l’amministrazione ha scelto la modalità dell’appalto integrato, aggiudicandolo a marzo scorso a un’Ati. L’opera vale trenta milioni di euro e avrà un volume di 810mila metri cubi. La chiusura è prevista a settembre 2017. L’altra gara riguarda la sistemazione del Lambro ed è finanziata da Palazzo Chigi per 7,2 milioni di euro: anche in questo caso c’è stato un appalto integrato.
Gli altri sei interventi della Regione sono più indietro. In un caso sono stati incorporati due progetti (Paderno Dugnano e Varedo) e, quindi, è ancora in fase di redazione il definitivo. Sono, invece, ferme al definitivo l’area di laminazione del Seveso nel Comune di Lentate, quella nel Comune di Milano e l’adeguamento delle aree golenali di Carimate, Vetermate con Minoprio e Cantù. C’è, insomma, chiaramente una questione legata all’avanzamento delle progettazioni: gli unici interventi avviati sono quelli affidati con appalto integrato. Il resto è ancora fermo a fasi precedenti. Non è un caso che, pochi giorni fa, l’assessore alla Difesa del suolo, Viviana Beccalossi abbia annunciato lo stanziamento di due milioni per portare avanti le progettazioni di tutti gli interventi di sua competenza.

Liguria, in corso due interventi

Genova è, in assoluto, l’area dove si sono concentrati più investimenti: 315 milioni, quasi metà del piano. L’assessore alla Protezione civile, Ambiente e Infrastrutture della Regione, Giacomo Giampedrone spiega: «Il primo cantiere che partirà in Italia sarà il terzo e ultimo lotto della copertura del torrente Bisagno». È un maxi lavoro da 95 milioni di euro, al momento in fase di aggiudicazione provvisoria. Quella definitiva è prevista tra la fine di agosto e l’inizio di settembre. Per il resto, dice Giampedrone, «cercheremo di spendere al meglio e nei tempi previsti i finanziamenti del piano stralcio».
Qualche rallentamento si registra sullo scolmatore del Bisagno. L’Anac ha chiesto una gara specifica per la redazione del progetto esecutivo del secondo lotto. Per questo motivo, è stato siglato un accordo con Invitalia, che farà da centrale di committenza e sta prendendo in carico la procedura.
Vanno avanti, invece, gli interventi sul Fereggiano, con la previsione di chiudere a luglio 2018. Mentre è in fase di redazione il progetto esecutivo del secondo stralcio dello scolmatore del Bisagno, relativo ai Rii Noce e Rovare. L’affidamento dei lavori è in programma a ottobre 2017.