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CsC: produzione aprile +0,3%. Quadro globale «poco brillante

La produzione industriale aumenta di 0,3% in aprile. È quanto stima il Centro Studi Confindustria nell’indagine congiuntura Flash di maggio. L’incremento congiunturale porta a +0,1% l’acquisito nel 2° trimestre (+0,7% nel 1°).

Il Pmi composito in aprile è salito a 53,1, da 52,4 in marzo (53,3 nel 1° trimestre). Nel terziario si segnala una dinamica dell’attività più vivace rispetto a marzo (+1,1, a 52,1); nel manifatturiero è salito a 53,9 (+0,4). Indicazioni preliminari sul Pmi composito segnalano in maggio una più lenta espansione, confermata dal peggioramento della fiducia Istat in tutti i settori. Meno favorevoli le prospettive per la seconda metà dell’anno delineate dall’anticipatore Ocse: -0,10% in marzo su febbraio, 3° calo consecutivo (-0,10% congiunturale nel 1° trimestre).

Il Pil italiano è aumentato dello 0,3% nel primo trimestre 2016 rispetto al quarto trimestre 2015 quando è cresciuto dello 0,2% mentre l’acquisito per il 2016 è di +0,6%. Il Centro studi di Confindustria sottolinea che il «quadro globale resta poco brillante». La risalita prosegue con difficoltà anche nella domanda domestica: gli ordini interni in volume mostrano un profilo stagnante (quelli esteri calano).

L’incertezza alimentata da fattori politici globali

«L’Italia – è scritto nel report mensile – risente del contesto estero e del maggior vincolo creditizio; la domanda delle famiglie sale, sostenuta dall’occupazione e da una misura fiscale che agisce nella seconda metà dell’anno; quando anche la spesa pubblica in infrastrutture riceverà nuova linfa dalla recente concessione della flessibilità europea. Il profilo calante degli ordini, soprattutto esteri, e del fatturato conferma la debolezza della risalita».

A livello globale «l’incertezza viene ancor più alimentata da fattori politici. Brexit, elezioni generali spagnole, questione greca, reazioni xenofobe all’ondata migratoria, referendum costituzionale italiano, presidenziali americane: basta l’elenco delle incognite per capire perché la Banca d’Inghilterra ha definito la fase attuale come la più insidiosa dalla crisi dei debiti sovrani.

Non è necessario che qualcosa vada storto: sono sufficienti i timori che ciò accada perché già oggi le aspettative rimangano fiacche e impediscano alla crescita mondiale di accelerare. La dinamica del commercio internazionale e dei prezzi al consumo ne rivelano la bassa temperatura», notano gli esperti di viale dell’Astronomia, aggiungendo che «l’instabilità finanziaria è rientrata, grazie anche alla maggiore tranquillità nei mercati dei cambi e del petrolio». Pur tuttavia, «in prospettiva non si intravede un chiaro e uniforme miglioramento».

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