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Codice degli appalti: le infrastrutture aprono il tavolo sui nodi dell’attuazione

Si apre la verifica dell’impatto sul mercato del nuovo codice degli appalti e previsti i primi incontri del tavolo sulla fase transitoria convocato dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio per affrontare le criticità emerse in queste settimane.

Si comincia con i costruttori dell’Ance e con il Comuni rappresentati dall’Anci. Le imprese porteranno al tavolo la richiesta di una moratoria immediata sul divieto di appalto integrato, che ha riportato nei cassetti delle PA i bandi per molte grandi opere dotate di un progetto definitivo. «Vogliamo che sia chiaro che noi condividiamo in toto i principi della legge – dice il presidente Claudio De Albertis -. Il nostro problema è che in un momento di crisi drammatica del settore non possiamo permetterci un rallentamento del mercato. Vorremmo solo che possano essere messi in gara almeno i progetti che già sono allo stadio definitivo». Con un occhio rivolto al correttivo, da varare al massimo entro il 19 aprile 2017, dai costruttori arriveranno altre richieste sul subappalto, (rivisitazione del tetto al 30%) opere a scomputo, qualificazione delle imprese e applicazione del massimo ribasso con esclusione automatica delle offerte anomale fino a 2,5 milioni.

Il ministero ascolterà anche i Comuni, tra i principali “responsabili” della frenata del mercato dopo l’entrata in vigore del codice (con importi giù del 79,2% a maggio, del 58% a giugno). «La preoccupazione principale – fanno sapere dall’Anci – riguarda la qualificazione delle stazioni appaltanti», affidata a un Dpcm in preparazione a Porta Pia. Il timore è che «a molti venga negata la possibilità di fare le gare in autonomia». La richiesta è che nel decreto sulla qualificazione venga previsto «un periodo transitorio di almeno sei mesi, per consentire alle Pa di qualificarsi». Anna Casini, presidente di Itaca, l’istituto delle Regioni che si occupa di appalti, condivide questi timori: «Le linee guida sulle stazioni appaltanti sono un pezzo fondamentale della riforma». Prima della loro pubblicazione non ha senso intervenire. «A fine 2016 potremmo tirare le somme e lavorare a un correttivo anticipato». Una posizione attendista condivisa da Armando Zambrano, presidente degli ingegneri: «Non cediamo alla tentazione di bloccare un processo che va nella direzione di fare dell’Italia un Paese normale». Anche per il Cni bisogna guardare al correttivo anticipato. Sorridono le società di progettazione rappresentate dall’Oice, che a giugno hanno visto impennarsi il valore dei progetti messi a gara. «Gli enti hanno familiarizzato con le nuove regole e hanno cominciato a bandire avvisi per dotarsi di progetti esecutivi», dice il presidente Gabriele Scicolone.