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Codice Appalti verso il correttivo: subappalto e qualificazione

Due punti fermi: subappalto e qualificazione delle imprese. Altri in discussione, con buone possibilità di ritocchi: la soglia per il prezzo più basso e l’appalto integrato. E, sullo sfondo, l’idea di raccogliere tutto il lavoro dell’attuazione in un testo unico.

Passato il giro di boa dei primi sei mesi dall’entrata in vigore del Codice appalti, è già possibile allungare lo sguardo e intravedere la scadenza, fissata ad aprile 2017, che già incombe sul Governo: il decreto correttivo, previsto dalla legge delega. Quel provvedimento avrà un compito parecchio arduo: agire su tutti quegli elementi del Codice che, alla prova dell’applicazione pratica, si stanno rivelando problematici. L’elenco potenziale sarebbe lunghissimo ma, per cominciare a restringere il campo, le commissioni Ambiente della Camera e Lavori pubblici del Senato hanno avviato a settembre un ciclo di audizioni per sentire il punto di vista degli operatori.

Ascoltando imprese, enti locali, Soa, grandi stazioni appaltanti è stato già individuato qualche punto fermo. Saranno, allora, certamente ritoccate le norme sulla qualificazione delle imprese. Il nuovo Codice, infatti, prevede che le attestazioni Soa vengano rilasciate sulla base dei fatturati degli ultimi cinque anni: un arco di tempo penalizzante, perché interamente funestato dalla crisi. Il Governo, allora, tornerà certamente al calcolo su base decennale, per venire incontro alle aziende. Altra concessione riguarderà il subappalto. Sarà ammorbidito l’obbligo di indicare una terna di subappaltatori al di sopra della soglia comunitaria.

E sarà chiarito che le imprese possono sempre affidare in subappalto una quota dei lavori (attualmente siamo al 30%): le norme in vigore, infatti, lasciano mano libera alle stazioni appaltanti. Dovrebbe essere anche ripristinato il premio di coordinamento, in base al quale l’impresa titolare del contratto principale può usare ai fini della propria qualificazione anche una quota dei lavori affidati in subappalto.

Le correzioni non si fermeranno qui. Su altri passaggi, però, le azioni possibili sono nettamente più scivolose. Il viceministro delle Infrastrutture, Riccardo Nencini ha di recente parlato di due nodi da sciogliere: la questione dei progetti esecutivi e dell’appalto integrato (vietato dal nuovo Codice) e quella del tetto per il massimo ribasso (fissato a un milione di euro). Sono punti sui quali arrivano richieste di aggiustamenti da più parti. Ma sono anche due pilastri politici del Dlgs n. 50 del 2016. Se ci saranno correttivi, saranno certamente limitati e di impatto minimo.

Altri punti sono stati citati dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone, che si è anche augurato che le prime correzioni «possano arrivare entro l’anno». «Ci sono correzioni che possono riguardare il massimo ribasso, le manutenzioni, una maggiore trasparenza nel sottosoglia – ha spiegato – ma stiamo parlando di vicende marginali in un Codice che è stato solo in piccola parte attuato».

Allo stesso modo, nel mirino c’è anche un nuovo strumento: l’accordo quadro per la progettazione. Sperimentato da Anas quest’estate e criticatissimo dagli ordini professionali, potrebbe essere ritoccato per garantire che non si trasformi in una scorciatoia per limitare la concorrenza. Resta, infine, sullo sfondo un tema che il capo del legislativo di Palazzo Chigi, Antonella Manzione porterà sul tavolo della Cabina di regia di Palazzo Chigi: la composizione di un testo unico, per mettere insieme tutti i provvedimenti di attuazione del Codice. Servirà come strumento di lavoro per gli operatori: avranno a disposizione tutti i testi, organizzati per materia e presso una sola fonte.