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Ciclisti, più sicurezza stradale per chi viaggia sulle due ruote

Prevenire è meglio che curare. Anche nel campo della sicurezza stradale. Ecco perché approfittiamo in continuazione di questo spazio per trattare le questioni attinenti all’incidentalità. Scriverne e parlarne contribuisce, confidiamo, a incentivare condotte di guida più responsabili.

Tanto più in un contesto che, ultimamente, non registra aspetti positivi. A preoccupare è il quadro generale dei dati forniti, ultimamente, da Istat. Per la prima volta, dopo quindici anni, è cresciuto (+1,4%) il numero complessivo delle vittime della strada. Un aspetto apprezzabile è, comunque, la diminuzione del numero dei decessi che hanno interessato i ciclisti. Stando all’Istat, siamo a -8,1% di morti nel 2015 rispetto al 2014.

Una percentuale incoraggiante, considerato il trend in crescita nella vendita delle biciclette. Ma sono sempre troppe le 251 vite cancellate. Con la consapevolezza di sapere che, probabilmente, un maggiore buonsenso da parte di tutti avrebbe consentito di evitare o ridurre, quanto meno, la conta dei decessi.I ciclisti sono classificati come “utenti deboli” proprio perché, insieme a motociclisti e pedoni, sono soggetti “a rischio” perché più esposti alle insidie della circolazione. Nell’Unione Europea, rappresentano l’8% delle vittime della strada.

Ci si è attivati, a livello normativo, per definire, come obbligatori, elementi di sicurezza di base (freni, campanello e riflettori).

Alcuni paesi hanno introdotto norme aggiuntive su visibilità, casco, seggiolini per bambini ed età minima per circolare in bicicletta sulle vie pubbliche. Anche una migliore progettazione degli autoveicoli e dei mezzi pesanti può ridurre il pericolo di provocare lesioni ai ciclisti.

Un esempio concreto sono i paraurti di nuova concezione e gli specchietti speciali per l’angolo morto sui camion. Dei mezzi sono dotati di un sistema di rilevamento dei ciclisti in grado di azionare automaticamente i freni. Si riflette, da qualche tempo, pure sull’opportunità d’introdurre limiti di velocità inferiori di quelli normalmente consentiti (s’ipotizzano i 30 km/h, le cosiddette “Zona 30”) nei centri abitati.

E’ bene, comunque, rammentare ai più distratti che l’articolo 50 del Codice della strada, classifica la bicicletta come un vero e proprio veicolo: è il velocipede.
Ne deriva, quindi, che quando si è in sella bisogna rispettare le norme che regolano la circolazione.

Ancora una volta, il richiamo è a una maggiore prudenza da parte di chi si sposta sulle due e sulle quattro ruote. Una condotta di guida rispettosa della propria e altrui sicurezza è un obiettivo da perseguire con grande determinazione. Pure per fare in modo che la bicicletta diventi, sempre di più, un veicolo sicuro per la mobilità di tutti i giorni.

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