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Chiude il Consorzio per navigare il Po: si riqualifica la maxi-area Porto di Mare

In vista della sua definitiva liquidazione il Consorzio del Canale Navigabile Milano Cremona Po (costituito nel 1941) cede al Comune di Milano un suo pezzo pregiato e legato strettamente alla sua origine, l’area chiamata “Porto di Mare” e con questa azione tramonta definitivamente l’idea di collegare Milano all’Adriatico.
L’operazione presentata dall’Amministrazione meneghina dà il via alla pianificazione del comparto per cui si calcola almeno un anno, ma che nell’immediato fa partire caratterizzazioni e bonifiche.

L’area di Porto di Mare è come il Sacro Gral del Comune di Milano, periodicamente ritorna di grandissima moda, presenta nuove destinazioni per finire di nuovo nel dimenticatoio. Si tratta di un ambito di 1,208 milioni di mq posti tra Rogoredo, Santa Giulia e Chiaravalle, nella parte Sud-Est del capoluogo meneghino e che era di proprietà appunto del Consorzio del Canale Milano-Cremona-Po. Un’area che appare profondamente degradata, che ha ospitato numerosi traffici illeciti a fianco di attività imprenditoriali, discariche e persino un campo nomadi.

L’idea di costruire un porto commerciale al confine della città nacque nel 1907 quando si pensò alla realizzazione di una sorta di hub che connettesse via acqua la Svizzera e poi il mare Adriatico navigando il Po. Nel 1917 venne approvato un progetto che partì nel 1919 con l’inizio di tratti di canale verso Cremona. Quindi nel 1941 fu istituito il Consorzio del Canale Navigabile Milano Cremona Po partecipato al 60% dallo Stato, quindi al 32% dal Comune di Milano e il restante dalla Provincia di Milano.
Ma i lavori di realizzazione del progetto che prevedeva appunto un porto vero e proprio e una serie di canali per arrivare al Po non sono mai partiti. Il Consorzio viene messo in liquidazione nel 2000 e l’area inizia a catalizzare i progetti più diversi. Da una cittadella dello Sport nel 2003, alla Cittadella della Giustizia nel 2009 e per un breve momento si ipotizzò anche di realizzare in questo ambito l’Expo.

La liquidazione dell’intera area prevede il trasferimento al Comune di Milano del patrimonio immobiliare completo (nel frattempo anche la Provincia ha rinunciato al suo pezzettino di area) di Porto di Mare. Nell’acquisto di questo enorme comparto dall’ente liquidatore il Comune ha raggiunto un accordo appunto con il Ministero dell’economia per cui il valore dell’area è stimato in 9 milioni di euro. Ma l’amministrazione milanese in pratica lo paga solo 6 milioni di euro per destinare i restanti 3 milioni alle analisi del terreno e alle bonifiche. «Si tratta di un importante passo – spiega l’avvocato Riccardo Taddei, Presidente di Ligestra Due, società a cui è stata affidata la procedura di liquidazione del Consorzio – per la riqualificazione di un’area che versava in uno stato di grave degrado a pochi passi dal quartiere Corvetto, oltre che all’esecuzione di un progetto di liquidazione che ormai era in atto da troppi anni».

Ora tocca alla pianificazione urbanistica per Porto di Mare che consentirà finalmente la completa fruibilità di questa grande area, attraverso tre ambiti di intervento: residenze (ma non libera) e soprattutto terziario e commercio, in connessione con il Quartiere Mazzini, tenendo al centro la fermata della metropolitana M3 e i parchi Cassinis e Parco Sud; il potenziamento delle attrezzature sportive e ricreative; un nuovo polo artigianale e produttivo. Certo in questo momento è difficile immaginare cosa avverrà di questa area: è necessaria un’attenta pianificazione di questo comparto che rientra tra le aree di trasformazione previste dal Pgt.

Nel dettaglio lo strumento urbanistico prevede che nell’intero ambito solo 365mila sono di trasformazione e per cui l’indice di utilizzo territoriale di partenza è di 0,35 mq/mq, il resto vede 831mila mq appartenenti al Parco Sud e di fatto agricole, più una Cascina – Corte San Giacomo – da 4400 mq, e infine una piccola parte a verde di circa 8500 mq. Bisogna quindi considerare che a Milano siamo in fase di rinnovo amministrativo quindi spetterà al dopo Giuliano Pisapia decidere quale strada procedere se la via delle concessioni o delle gare di cessione. Senza contare che gli stessi uffici comunali ritengono che ci vogliano almeno 10 anni per arrivare a conclusione della complessiva riqualificazione. «Ma la gestione diretta del processo di riqualificazione di Porto di Mare rappresenta opportunità per l’Amministrazione che, conoscendo bene le istanze e i bisogni dell’area, sarà in grado di pianificarne e controllarne al meglio lo sviluppo urbanistico – ha commentato il direttore del settore Pianificazione tematica e Valorizzazione delle aree del Comune di Milano, Franco Zinna, che ha poi aggiunto: «Elaboreremo un piano che rispetti la parte sportiva e che punti su quella produttiva visto che la zona è ben servita da ferrovie e autostrade. Potrebbe nascere un polo produttivo innovativo. Si potrebbe fare un piano di insediamenti. L’amministrazione poi deciderà la strada tra concessione e vendita. È esclusa la mono destinazione, e non penso che ci vada del residenziale».

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan presente alla presentazione dell’accordo ha spiegato che è interessata a questa operazione anche la Bei che potrebbe partecipare finanziariamente al progetto: «Si tratta di un ulteriore elemento tecnico ma importante – ha commentato – la innovatività degli strumenti finanziari che vede convinta la Bei che rappresenta uno dei pochi esempi di utilizzo degli strumenti europei per operazioni locali».