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Catella: l’effetto Brexit per Milano? Può attrarre più multinazionali

Manfredi Catella, amministratore delegato di Coima Sgr, società che gestisce 17 fondi di investimento immobiliari: serve «una cabina di regia del governo e un‘iniziativa pubblico-privato».

Ha convinto gli emiri del Qatar a comprarsi un intero quartiere di Milano. Ora l’enfant prodige dell’immobiliare spera di convincere governo, Palazzo Marino e imprenditori a darsi una mossa per far diventare Milano la nuova piazza finanziaria europea. Manfredi Catella, amministratore delegato di Coima Sgr, ha seguito il dibattito sulla Brexit e sul ruolo del capoluogo lombardo nella partita dell’uscita della Gran Bretagna dalla Ue. C’è chi ha lanciato l’idea di una no-tax area nell’ex zona Expo per attrarre le multinazionali in fuga dalla City. Chi, come il sindaco Giuseppe Sala, ha candidato Milano a ospitare l’autorità bancaria europea. Il governatore lombardo Roberto Maroni è intenzionato a portare nel capoluogo l’Agenzia europea per i medicinali. Ma secondo Catella, la prima cosa da cui partire è costituire un gruppo di lavoro. «Milano può diventare da traino per l’intero paese – spiega – e finalmente può far scattare anche per noi la partita della competitività europea. In questi anni Milano ha mostrato una capacità di riconversione incredibile. Penso all’area Expo, Porta Nuova, City Life. È diventata una città affidabile agli occhi degli investitori internazionali».

Come la mettiamo con la pressione fiscale italiana, la burocrazia e la difficoltà di fare impresa?
«Bisogna cogliere questa occasione proprio per dimostrare che si può cambiare e in bene».

Come?
«La fiscalità è un tema importante ma non credo che le aziende si muovano solo perché pagano meno tasse. Ed è riduttivo pensare di attrarre multinazionali così, non possiamo diventare paradisi fiscali. Meglio l’idea di creare alcuni distretti agevolati».

Quali gli interlocutori?
«Bisogna fare un lavoro di squadra, identificare i fattori attrattivi per le multinazionali e comporre una proposta concreta. Il ruolo di protagonista deve averlo il Comune di Milano, con una cabina di regia del governo, insieme a imprenditori e mondo delle associazioni. Penso ad Assolombarda ma anche alle università e alle aziende che hanno esperienza sul campo. E poi bisogna proporsi».

A chi?
«Penso a un vero roadshow a Londra ma anche a Parigi e Francoforte. La Brexit deve darci l’opportunità di giocare una partita in cui finalmente l’Italia alza la testa e dimostra di essere affidabile. Bisogna tornare a ragionare in positivo. Milano ha una concentrazione di settori importanti per l’economia e caratteristiche di forte connessione infrastrutturale. Mentre a Londra in un’ora e mezzo vai dalla periferia al centro, a Milano nello stesso tempo raggiungi Torino e Firenze con l’alta velocità ferroviaria. In più stiamo tornando ad essere un paese affidabile, stabile. E le aziende ne tengono conto».