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Ance: ripresa addio per quest’anno (+0,3%)

Investimenti nel 2016 in aumento dello 0,3%: un andamento “trascurabile” e lontano dal punto secco di crescita previsto lo scorso dicembre. Un 2017 in bilico tra un ritorno al segno negativo (-1,2%) e una ripartenza pari a un punto abbondante. E, in mezzo, una serie di richieste al Governo, che potrebbero consentire al settore di rimettersi in movimento: un periodo transitorio per il codice degli appalti, la conferma degli incentivi esistenti, la stabilizzazione degli investimenti dei Comuni e il potenziamento delle norme che sostengono la sostituzione edilizia. Sono gli ingredienti principali dell’osservatorio congiunturale presentato ieri a Roma dall’Ance che, rispetto alle rilevazioni precedenti, evidenzia una frenata, tanto che per il 2016 si parla di “occasione mancata”. Ma che induce comunque il presidente dell’associazione, Claudio De Albertis a guardare con ottimismo ai prossimi mesi: «Sono convinto che le cose possano essere rimesse in sesto. Sono in contatto con il Governo. A ottobre c’è la speranza che ci possa essere una revisione al rialzo delle previsioni».

Il punto di partenza sono le previsioni di fine 2015: sei mesi fa era stata prevista una ripartenza degli investimenti, pari a un punto percentuale, per l’anno in corso. Arrivati al giro di boa di metà 2016, le cose stanno andando diversamente. Come testimonia il fatto che l’occupazione nel settore nel primo trimestre si è ridotta di un ulteriore 3,5 per cento. In maniera perfettamente simmetrica, tra il 2008 e il 2014 tra le imprese ha cessato la propria attività il 26,9% di quelle con 2-9 addetti, il 40% di quelle tra 9 e 49 addetti e il 31% di quelle con più di 50 addetti.

Allora, il risultato del +1% per i costruttori «non sembra più raggiungibile». Le nuove stime dicono che gli investimenti per il 2016 segneranno un +0,3%, un aumento insufficiente a creare condizioni di effettiva ripresa. Ad essere toccati da questa stasi saranno tutti, anche se l’impatto più duro riguarderà le nuove abitazioni: -3,4 per cento. Gli investimenti pubblici viaggiano al ritmo del +0,4 per cento, mentre tiene bene soltanto il settore delle manutenzioni straordinarie, in crescita dell’1,9 per cento: è questa la parte più vitale del mercato.

A mancare è soprattutto la spinta delle opere pubbliche. «Le difficoltà di un pieno utilizzo della clausola di flessibilità e l’entrata in vigore del nuovo codice – spiega l’associazione – hanno frenato bruscamente la ripresa». Sul primo fronte, l’effetto ipotizzato inizialmente era pari a 5,5 miliardi, ma la realtà è che gli interventi avviati valgono circa 2,6 miliardi ed è difficile che il target del Governo (4,4 miliardi) sia raggiunto. Sul secondo fronte pesa molto la contrazione registrata con l’entrata in vigore delle nuove regole sugli appalti, a fine aprile. A maggio c’è stata una riduzione del 75,1% in valore dei nuovi bandi: un numero che preoccupa molto in prospettiva.

Segnali di speranza arrivano, invece, dall’immobiliare: il 2015 si è chiuso con un incremento del 6,5% delle compravendite, che quindi riguardano il mercato dell’usato, pari a 445mila abitazioni, e nel primo trimestre 2016 si conferma questo trend con una crescita del 20,6% degli alloggi compravenduti. Restano, infine, problemi sull’accesso al credito (i finanziamenti per investimenti sono calati nei primi tre mesi dell’anno dell’11,1 per cento) e sui pagamenti della Pa: le imprese che lavorano nelle opere pubbliche vengono pagare mediamente dopo 168 giorni, contro i 60 previsti dalla normativa.

In questo scenario nel 2017 le previsioni, basandosi sullo status quo, ci mostrano una nuova flessione dei livelli produttivi dell’1,2% in termini reali su base annua, con una riduzione del 3,6% delle opere pubbliche, del 3% della nuova edilizia residenziale e dello 0,2% nel comparto delle ristrutturazioni. Per scongiurare questa ipotesi servirebbero alcuni interventi: periodo transitorio nel codice appalti, potenziamento degli incentivi per ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche, norme per favorire la demolizione con ricostruzione degli edifici, stabilizzazione delle risorse per gli investimenti degli enti locali e proroga per un triennio della detrazione Irpef, in scadenza a fine anno, pari al 50% dell’Iva dovuta sull’acquisto di abitazioni in classe A o B. In questo secondo scenario, per il settore delle costruzioni la previsione Ance per il 2017 è di una crescita dei livelli produttivi dell’1,1% in termini reali su base annua.

L’approccio di De Albertis in questa fase, però, non è di rassegnazione davanti a questi numeri: «Le nostre imprese devono rendersi conto che affrontare un mercato diventato così selettivo è un problema enorme. Per un settore fatto di nanetti la sfida è difficile, ma ora che ci sta arrivando addosso la rivoluzione dobbiamo capire che è suonata la campana dell’ultimo giro e dobbiamo essere capaci di adattarci». Per questo, oltre alle richieste per il Governo, come quella di «tornare a una fiscalità immobiliare che non sia opprimente» o di «accogliere le nostre proposte sulle politiche urbane», c’è anche un invito al settore: «Pensando al codice, in questa fase difficile le imprese devono impegnarsi per aiutare le amministrazioni a risolvere i loro dubbi. Ho appena parlato con il ministro, c’è l’impegno reciproco perché le stazioni appaltanti ci mettano del loro per avviare le gare». Un’apertura al dialogo con l’esecutivo che guarda al prossimo 14 luglio, quando il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio è atteso all’assemblea dell’associazione.