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Anas, blocco assunzioni per il Dlgs Madia

Blocco delle assunzioni all’Anas per effetto del decreto Madia sulle partecipate, in vigore dal 23 settembre. Si ferma dunque, sul nascere, il programma lanciato nel giugno scorso dal presidente Gianni Armani per acquisire stabilmente mille risorse aggiuntive, 900 persone per migliorare e portare all’interno l’attività di manutenzione e sorveglianza delle strade, e circa 100 ingegneri per potenziare la struttura interna di progettazione.

Nel frattempo fa passi avanti, forse decisivi, il piano del governo per dare autonomia finanziaria all’Anas e incorporarla nel Gruppo Fs. Novità che saranno probabilmente annunciate dallo stesso Armani e dall’Ad di Fs Renato Mazzoncini mercoledì 28, alla presentazione del piano industriale delle ferrovie.

Blocco assunzioni e autonomia finanziaria: due processi in evidente contraddizione che stanno creando una certa schizofrenia nella vita quotidiana della società strade.
Il blocco delle assunzioni è operativo da venerdì 23 settembre, giorno dell’entrata in vigore del decreto Madia sulle società pubbliche partecipate (Dlgs 19 agosto 2016 n. 175, in Gazzetta l’8 settembre, in vigore 15 giorni dopo). All’articolo 25 c. 4 stabilisce che fino al 30 giugno 2018 tutte le società a controllo pubblico «non possono procedere a nuove assunzioni a tempo indeterminato, se non attingendo dagli elenchi» del personale in esubero , che le società pubbliche dovranno elaborare entro sei mesi sulla base di un decreto ministero dell’Economia (Mef , da emenare).

La norma prevede anche la possibilità di esenzione se serve personale tecnico specializzato, non trovabile negli elenchi, con autorizzazione caso per caso da parte del Mef per le società statali.
«Nelle more di questa complessa procedura – spiega il presidente Armani al Sole 24 Ore – non sappiamo cosa fare e il piano di assunzioni si è bloccato. Dovremo fare un interpello al Mef».
Contro questa norma del decreto Madia Armani si è battuto a viso aperto per mesi, fin dalla prima versione del Dlgs, nel gennaio scorso. Nell’audizione del 16 febbraio in commissione lavori pubblici del Senato l’ex Ad di Terna aveva spiegato che con le norme Madia si sarebbe sbloccato non solo il piano di assunzioni ma anche tutto il processo in corso per rinnovare i dirigenti e risolvere il contenzioso monstre dell’Anas con le imprese (circa 10 miliardi di euro). «Ho accettato questo incarico – disse Armani – nella prospettiva di un’uscita dell’Anas dalla pubblica amministrazione, se il governo ha cambiato idea forse è meglio un esperto di pubblica amministrazione piuttosto che un ingegnere manager come me».

Armani conferma oggi un certo sconforto: «Ho provato a dirlo in tutti i modi, alla fine non ho capito perché non è stato possibile escludere l’Anas». Il blocco alle assunzioni e gli altri vincoli del decreto Madia non si applicano infatti (articoli 1 e 2) alle società pubbliche quotate e anche a quelle che hanno emesso strumenti finanziari (come le obbligazioni) quotate. In questo secondo gruppo rientrano ad esempio Fs Italiane e Cassa depositi e prestiti, e puntava a rientrare anche l’Anas, sia per i motivi sostanziali illustrati sopra in forza del fatto che quest’anno la controllata Cav ha emesso project bond per il rifinanziamento del Passante di Mestre. Ma non è bastato per convincere il Mef.

Quest’anno l’Anas ha assunto solo 30 persone, di cui 10 ingegneri, 15 negli ultimi giorni, prima del 23 settembre. «Il piano da 1.000 assunzioni – spiega Armani – non si può fare in tre mesi, era pluriennale, doveva andare di pari passo con la riorganizzazione interna, l’autonomia finanziaria, la creazione anche di strutture stabili per la formazione»

Il presidente Anas guarda comunque al futuro. «Nel gruppo di lavoro tra noi, Fs, Mef e Ministero delle Infrastrutture – spiega Armani – siamo arrivati questa estate a una soluzione per dare autonomia finanziaria all’Anas. Nel contratto di programma con lo Stato, che dovremo fare entro l’anno, si stabilirà che le entrate Anas dallo Stato sono un “corripettivo” per il servizio, e dunque devono essere variabili, in base a tre fattori: il pedaggio ombra (cioè il traffico effettivo misurato sulla rete Anas), un parametro di qualità della gestione, gli investimenti effettivi rispetto alle previsioni. Questo ci permetterebbe di contabilizzare le entrate “da mercato” e dunque di uscire dalla Pa». «A quel punto – prosegue Armani – potremo confluire nel gruppo Fs, con grandi sinergie industriali nella programmazione e progettazione delle infrastrutture nazionali». Prima dovrà arrivare il contratto, entro fine anno l’obiettivo di Armani, poi la fusione, in vista della quotazione Fs nel 2017.

Nel decreto legge che il governo sta preparando, infine, ci sarà lo sblocco normativo di 800 milioni già in cassa all’Anas («risparmi da minori oneri finanziari sui mutui» spiega Armani) che la società strade utilizzerà per risolvere il contenzioso in corso con le imprese. «Il contenzioso è aumentato – spiega Armani – siamo circa a 10 miliardi di euro. Credo che 800 milioni sia una cifra sufficiente per chiudere le rispute, molte sono assai fantasiose».