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Anas bloccata: «A rischio il piano industriale senza l’addio alla Madia»

«Il piano industriale Anas 2016-2020 – spiega al Sole 24 Ore il presidente Gianni Armani – , condiviso con i ministri delle Infrastrutture e dell’Economia e presentato a luglio, non può essere realizzato senza le norme concordate per la legge di bilancio», ma non presenti nel testo finale presentato dal governo alla Camera dei deputati lunedì scorso.

La pazienza di Armani sembra arrivata a un punto critico. Le disposizioni erano nelle bozze dei giorni precedenti, e poi sono scomparse nel testo ufficiale inviato al presidente della Repubblica per la firma. Stessa cosa avvenne l’anno scorso con le norme per l’autonomia finanziaria (il “progetto accise”).

Per la legge di bilancio 2017 a essere saltate sono le disposizioni che avrebbero esentato l’Anas, nel triennio 2017-2019, dai vincoli del decreto Madia 175/2016 in relazione al blocco delle assunzioni e alla possibilità di gestire in modo flessibile il contenzioso pregresso con le imprese di costruzione, e in più una norma che sbloccava 700 milioni di euro di fondi Anas già in cassa (ma congelati) per liquidare con accordi bonari il contenzioso di cui sopra.

L’inserimento dell’Anas nei vincoli Madia del decreto partecipate era stato combattuto dal presidente Anas dal febbraio scorso (prima bozza del dlgs), proprio perché legava le mani sul fronte assunzioni e gestione del contenzioso. Armani ha avuto diverse assicurazioni che la norma sarebbe saltata nella versione finale, ma così non è avvenuto e il Dlgs 175 è entrato in vigore il 23 settembre scorso.

Ma perché sono così importanti le assunzioni? È un punto chiave del Piano industriale 2016-2019, presentato a luglio. «Non l’ho scritto io da solo – ci tiene a precisare Armani – ma è frutto di condivisione con i ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture». Rispetto ai 5.800 dipendenti attuali (circa), il Piano Anas prevede in alcuni anni mille assunzioni stabili, di cui 900 di personale di esercizio (sul territorio) e 100 ingegneri (o altri tecnici laureati specializzati). Questo rispondeva al duplice obiettivo da una parte di migliorare la vigilanza sulla rete e la manutenzione ordinaria (i 900) e dall’altra aumentare la capacità di progettazione interna dell’Anas, fortemente indebolita negli ultimi dieci anni e invece più che mai indispensabile con un Codice appalti 2016 che impone di mandare in gara i progetti esecutivi.

Le bozze di Ddl di Bilancio 2017, concordate con Armani, prevedevano l’esenzione dei blocchi Madia per tre anni per l’Anas, per fare assunzioni di ingegneri, tecnici laureati e operai specializzati, per consentire all’Anas di sottoscrivere con le imprese in contenzioso accordi bonari o transazioni giudiziali o stragiudiziali. E sbloccavano i 700 milioni per pagare le imprese, previo accordo.
Queste norme sono saltate nel testo finale, mentre è durata pochi giorni, e stralciata ieri su parere della Commissione bilancio per “incoerenza” con la legge di bilancio, la norma residua dell’articolo 20 che consentiva all’Anas di derogare alle leggi sulla Spending review per quanto riguarda gli incarichi esterni di progettazione.

«Questa norma ci interessa poco, a dir la verità – spiega Armani – già oggi non abbiamo nessun limite alle spese di progettazione. Per capirci: non sono a rischio le gare di progettazione con accordi quadro lanciate nei mesi scorsi, per circa 45 milioni di euro, ed entro fine anno ne pubblicheremo altre per circa 25 milioni, in tutto 70 milioni di euro».

«Il nodo – continua Armani – erano in vincoli Madia, e francamente non so perché queste norme sono state tolte all’ultimo minuto. Presumo per motivazioni di “purezza normativa”, ma nessuno mi ha spiegato nulla. Il governo mi assicura che in qualche provvedimento entreranno, ma nel frattempo siamo costretti a rallentare».

«Con la certezza delle norme in arrivo – spiega – avremmo potuto chiudere con i sindacati la negoziazione in corso per la riorganizzazione del personale e l’inserimento dei mille nuovi, e più in generale, deve essere chiaro, senza i nuovi ingegneri diventa impossibile aumentare gli investimenti come previsto dal piano (da 1,8 a tre miliardi di euro, ndr) né gestire anche solo le gare e gli accordi quadro di progettazione. Ci dobbiamo fermare anche sul contenzioso, era una strada per liquidare i 700 milioni alle imprese e mettersi alle spalle le liti degli anni passati. Ora dovremo aspettare, con tempi lunghi, le decisioni dei giudici. Non riusciremo a chiudere rapidamente questa vicenda, e ripartire su basi nuove nel rapporto con le imprese».

«Bisogna passare – conclude Armani – dalla condivisione politica delle strategie alla loro attuazione concreta».