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Volkswagen, nuove voci di vendita di Ducati e Lamborghini

Tornano le voci di una possibile vendita di Lamborghini e Ducati da parte del gruppo Volkswagen. Il gigante di Wolfsburg infatti è pronto a vendere alcuni asset, se non troverà altra maniera di rimborsare i 20 miliardi di euro ricevuti in prestito per un anno da 13 banche. È quanto, secondo fonti vicine alla società, la stessa azienda avrebbe assicurato alle banche che hanno fornito il prestito.

Il prestito, ottenuto questa settimana, servirà per far fronte alle ingenti spese derivanti dalla crisi aperta a settembre con lo scandalo dei motori diesel e dunque pagare multe, recall e cause giudiziarie. Il gruppo tedesco ritiene di avere oltre 20 miliardi di euro di asset vendibili in caso di necessità. «Non si è parlato di nessun asset in particolare», assicurano le fonti.

Secondo gli esperti, tra gli asset potenzialmente vendibili, ci sarebbero, come è noto, Man (camion e grandi motori) e Bentley, ma ritorna anche l'ipotesi di fare cassa cedendo anche i gioielli italiani (Lamborghini e Ducati) nonostante che il mese scorso, Rupert Stadler, il ceo di Audi (che controlla le due case emiliane), abbia in una lettera rassicurato i dipendenti delle aziende italiane del gruppo circa il loro futuro. Nella lettera il numero uno della casa di Ingolstadt afferma che le voci dei giorni scorsi sono del tutto prive di fondamento e che il gruppo tedesco grazie anche all'apporto dei membri italiani della “famiglia” uscirà rafforzata dalla crisi.

Va ricordato che Ducati, grazie alla Scrambler (la gamma è stata ampliata in occasione del salone Eicma), è in forte crescita, mentre Lamborghini si prepara a costruire un suv in Italia, a Sant'Agata, e non nella fabbrica di Bratislava, con un investimento di circa un miliardo di euro e forti ricadute sull'occupazione nella Motor Valley.

Da quando è scoppiato il dieselgate molti analisti si chiedono da dove Volkswagen tirerà fuori le risorse finanziarie per far fronte alla crisi e dove sguainerà la sua sciabola Mathias Müller, ceo di Volkswagen, incoronato dopo la caduta di Martin Winterkorn. Escludendo dunque i gioielli italiani, i tagli potrebbero colpire infatti Bugatti (costoso giocattolo in perdita). Ma il grosso della cassa potrebbe arrivare dalle vendite del settore truck: Man e Scania (camion e grandi motori) sono certo appetibili per eventuali investitori.

Oltre a sacrificare le retribuzioni, sembra plausibile che i vertici del gruppo decidano di stoppare magari la produzione di modelli di scarso successo come per esempio Beetle (ha perso nel 2014 il 32% di vendite nell'importante mercato Usa), Eos, Passat americana (una razza diversa da quella Europea), per puntare – finalmente – sui suv di segmento B. La scure potrebbe abbattersi anche sulla prossima generazione della Phaeton, la da sempre molto discussa super berlina dell'auto del popolo. A rischio, potrebbero esserci le corse e il motorsport e in particolare le competizioni Wrc dove schiera la Polo spendendo cifre ingenti. Per quanto riguarda Bentley, la casa potrebbe invece fermare progetti come la creazione della “piccola” V8 per concentrarsi una volta acquisti ordini in numero adeguato sul mega luxury Suv Bentayga.
Facendo cassa, magari concedendo proprio il comparto Man + Scania Vw potrebbe evitare di fermare, rallentare o soffocare sul nascere progetti importanti. E fra questi ci sono l'auto che guida da sola che Audi chiama Piloted Driving (e che nei primi step apparirà sulla futura A8 prevista per il 2018) e i piani sulle elettriche premium a grandissima autonomia.

Ma sarebbe una scelta miope che taglierebbe le gambe al gruppo visto che ha già presentato (al salone di Francoforte chiusosi con lo scandalo) modelli tutti elettrici del futuro: una Porsche e un suv Audi capaci dall'autonomia record di 500 km. Due auto che sembrano minacciare direttamente quella Californiana Tesla che è un gigante finanziario ma (ancora) un nano industriale. E le vetture elettriche nonché quelle che guidano (un po') da sole sono strategiche per fronteggiare l'arrivo mediaticamente annunciato ma ancora non reale di Apple che siede su una montagna di denaro e su una capitalizzazione record, tale da dare alla casa di Cupertino sterminati margini di manovra.

Volkswagen non può infatti permettersi di non innovare perché l'innovazione potrebbe essere ancora una volta la chiave per uscire dalle difficoltà di questo autunno nero. Infatti il gruppo ha in casa tecnologie che potrebbero aiutarla. Una fra tutte, sviluppata in epoca recente e introdotta dal 2012, è la piattaforma Mqb, Modularer Querbaukasten, cioè architettura modulare per motori trasversali che permette di realizzare modelli diversi per tipologia, dimensioni e tipo di alimentazioni. E proprio da questa piattaforma e dall'analoga Audi per motori longitudinali, battezzata Mlb (Modularer Baukasten) per la quale il gruppo ha speso cifre imponenti, potrebbe arrivare la riscossa: visto che è nativamente pronta per mettere da parte il diesel e offrire in grandi volumi trazioni alternative come quelle a gas (metano) ma anche elettriche e ibride plug-in. E i modelli non sono futuribili: ci sono già, come A3 Gtron (metano) Golf Gte (Plug-in Hybrid) ed e-Golf (elettrica). Vale a dire, se Vw dovesse incontrare difficoltà crescenti a vendere i suoi turbodiesel non avrebbe le difficoltà che altri concorrenti, di grande peso, hanno nello spostare la produzione verso motorizzazioni più ecologiche. Insomma, Wolfsburg potrebbe esser pronta a un cambiamento per affrontare la disruption tecnologica dell'elettrico.