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Volkswagen crolla in Borsa su scandalo emissioni «truccate»

Circa 18 miliardi di dollari di sanzioni, e l’incognita del possibile coinvolgimento del gruppo tedesco in un procedimento penale. Intanto Volkswagen ferma la commercializzare dei modelli diesel VW e Audi negli Stati Uniti e dichiara: adesso bisogna fare chiarezza. Il colosso dell’auto ha ammesso di aver sistematicamente eluso i test di inquinamento atmosferico delle proprie vetture diesel vendute negli Stati Uniti dopo il 2008. La società avrebbe progettato un software per i modelli diesel dei marchi Volkswagen e Audi che inganna i controlli sulle emissioni tossiche.

Se fino a ieri si trattava di un sospetto, oggi è arrivata la dichiarazione di Martin Winterkorn. L’amministratore delegato ha infatti riferito che Volkswagen ha frodato sui test antinquinamento negli Usa in un comunicato diffuso domenica: «le autorità hanno accertato delle manipolazioni da parte della casa di Wolfsburg dei test sulle auto con motori diesel». Anche un portavoce dell’azienda ha confermato che VW ha ammesso la responsabilità e il risultato in Borsa è stato immediato: le azioni Volkswagen hanno ceduto il 22% a 130 euro con l’indice Dax che perde lo 0,53%. accusato di aver progettato un software per i modelli diesel dei marchi Volkswagen e Audi dal 2009 al 2015 che inganna i controlli sulle emissioni tossiche.

Il Governo tedesco questa mattina è intervenuto chiedendo ai costruttori automobilistici di fornire informazioni per verificare che non ci siano state anche in Germania manipolazioni dei dati anti-inquinamento, simili a quelle ammesse da Volkswagen negli Stati Uniti. «Ci attendiamo dai costruttori automobilistici informazioni affidabili, affinché la Kba, l’autorità competente, possa verificare se manipolazioni comparabili abbiano avuto luogo anche in Germania o in Europa», ha detto Andreas Kubler, il portavoce del ministero dell’Ambiente.

In effetti, dei 10 milioni di auto diesel vendute a livello globale, 7,5 milioni sono state acquistate l’anno scorso da consumatori europei. Quello della frode sui sistemi ant-inquinamento è comunque un tema spinoso che potrebbe riguardare altri costruttori. La notizia ha prodotto uno choc nel settore, impegnato tra l’altro al Salone di Francoforte, in pieno svolgimento (finisce il 27 settembre).

In campo questa mattina è scesa l’Epa, l’agenzia per la protezione ambientale statunitense, che ha accusato il gruppo di Wolfsburg di aver montato sui veicoli diesel un software capace di far figurare nei controlli delle emissioni inferiori rispetto alla realtà. Il risultato è che Volkswagen dovrà ritirare dal mercato quasi 500 mila vetture vendute sul mercato statunitense dal 2008 a oggi. Il software -secondo quanto riscontrato dall’Epa permetteva di manipolare durante i test i dati circa le emissioni inquinanti di alcuni dei principali modelli del gruppo tedesco, mentre nella realtà le emissioni delle auto diesel andavano ampiamente oltre i limiti di legge.

Volkswagen rischia quindi di andare incontro a pesanti sanzioni in virtù di numerose violazioni di legge e danni all’ambiente. Il ceo di Volkswagen, Martin Winterkorn, si è detto «profondamente dispiaciuto» affermando che la società farà «tutto il necessario per riparare il danno provocato». Il gruppo intanto ha deciso di bloccare la vendita negli Stati Uniti delle sue vetture equipaggiate con motori diesel 4 cilindri TDI.

Il momento tra l’altro è delicato. Winterkorn è arrivato da poco alla guida del gruppo tedesco dopo la disputa con l’ex numero uno del gruppo, Ferdinand Piech. E il marchio tedesco stava puntando con decisione al rafforzamento della propria quota di mercato negli Stati Uniti con target di un milione di vetture vendute nel 2018, ossia quasi raddoppio dai livelli attuali e la sua campagna pubblicitaria era fortemente incentrata sull’offerta di vetture diesel con minori emissioni e migliori performance rispetto alla concorrenza.