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Tra piattaforme logistiche e piattaforme politiche

Hanno una marcata coloritura “logistica”, le ultime dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il 3 giugno scorso, dopo l’incontro con gli amministratori locali di Calabria e Basilicata per le problematiche scaturite dal crollo del viadotto Italia sulla A3 “Salerno-Reggio Calabria”, Graziano Delrio ha assicurato che l’impegno profuso dal suo dicastero andrà in una triplice direzione: accelerare il finanziamento per la sicurezza della viabilità secondaria; verificare la fattibilità del trasporto via mare delle merci destinate a bypassare l’area interessata (da Salerno/Napoli a Gioia Tauro/Messina, dunque); riconsiderare, in stretta intesa con ANAS, il progetto della Statale 19 come viabilità alternativa, da realizzare e mantenere comunque attiva in modo permanente. Prima ancora, a fine maggio, parlando a Perugia, il ministro aveva promesso l’immediata messa in sicurezza della E45, abbandonando l’idea di trasformarla in autostrada a pedaggio perché, testuali parole, “occorre impiegare soldi su progetti fattibili e subito cantierabili, mentre una trasformazione in autostrada della Orte-Ravenna significherebbe tenere aperto un cantiere per 15 anni”.

È squisitamente “logistica” l’idea di mettersi subito a migliorare, e/o razionalizzare, l’esistente. Le esigenze di fluidificazione dei collegamenti, espresse dagli operatori economici, sono esigenze attuali, pressanti; laddove, in un futuro nemmeno troppo lontano, i flussi delle merci potrebbero assumere una configurazione completamente diversa dall’attuale. Per di più, la situazione complessiva di scarsità di risorse finanziarie esige un ritorno immediato degli interventi e impone, appunto, di dare la priorità a ciò che è senza indugio cantierabile. Un testo specialistico di quasi cinquant’anni fa (G. Fontanella, Aspetti e problemi dei trasporti terrestri, ed. CEDAM, 1968, pag. 133) così concludeva il capitolo relativo alle peculiarità dei trasporti stradali: “Dopo tutto è vero, pure se riferito ad un altro tema, quello che a suo tempo ebbe a dire Keynes, e cioè che nel lungo periodo saremo tutti morti”. Tutto si è evoluto, un intero mondo è cambiato, ma quel richiamo a quella frase di Keynes rimane, crediamo, sempre pertinente e sempre corretto.

Come pure, è squisitamente “logistica” l’idea di pensare stabilmente ai collegamenti alternativi. Un buon “logistico”, per le sue esigenze di movimentazione in tutti gli anelli della catena che presidia, non può non avere una soluzione “B” pronta per il caso in cui la soluzione “A” subisca un imprevisto. Lo stesso deve fare, e a maggior ragione, chi è responsabile della mobilità in un’ottica pubblica e istituzionale. Bene, quindi, avere una Statale 19 come dignitosa alternativa al tratto più critico della A3; nonché avere una E45 gratuita, e in buono stato, quale alternativa alla A1 per tutti i collegamenti tra area umbro-laziale e area padana. Meglio ancora sarebbe una soluzione intermodale, come ventilato dallo stesso Delrio in riferimento a possibili rotte marittime sostitutive di quelle stradali. Ma quello è un discorso complesso, davvero “di sistema”, tale da implicare il cambiamento di molte dinamiche socio-economiche, la riscrittura di buona parte della legislazione di settore, il ripensamento del ruolo dello Stato quale regolatore e promotore. Un discorso governativo, e non semplicemente ministeriale. Una vera piattaforma politica per scelte, queste sì, orientate al futuro. E allo sviluppo.