«L’Italia, insieme con la Germania, ha le carte in regola per trasformarsi nella Silicon Valley dell’industria digitale». Dopo avere ascoltato le considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il presidente di Assolombarda, Gianfelice Rocca, non ha perso ottimismo e fiducia nel futuro. Anzi.
Motivi per puntare sull’Italia?
«Sono numerosi. Ma partirei con questo: i nostri ingegneri costano il 40% in meno di quelli cinesi e la metà di quelli americani. E non parlo di neolaureati ma di personale specializzato. Investire da noi conviene».
Lei parla spesso della necessità di innovare. Ma secondo Visco le imprese italiane investono poco
«Rispetto al periodo pre-crisi mancano all’appello 30 miliardi di euro a trimestre di investimenti e 20 miliardi di consumi interni. Quando c’è capacità produttiva inutilizzata non si investe. Gli investimenti sono sintomo di fiducia. Ora soprattutto chi esporta sta riprendendo a investire».
Visco ha fatto presente in più passaggi come il divario tra Nord e Sud sia aumentato con la crisi. Visto da Milano questo è un problema?
«In Italia abbiamo sia la Baviera che la Grecia. Ma non possiamo risolvere la questione da soli. La svalutazione non è una leva a disposizione. Questa criticità va affrontata in un quadro globale europeo. Le risorse per il riequilibrio devono essere europee».
Che ne pensa delle riforme varate dal governo Renzi
«Dalla relazione del governatore traspare un giudizio positivo con due raccomandazioni. La prima: non fermarsi. La seconda: prestare attenzione all’attuazione delle riforme stesse. Condivido questa impostazione. Si possono criticare alcuni aspetti dell’azione del governo. Ma bisogna tenere conto che il cambiamento è come un aratro che interviene su un terreno che non è stato dissodato da anni».
Cosa pensa dell’azione del governo rispetto all’impresa
«I motori del futuro sono le imprese. In quanto tali andrebbero “coccolate”. Invece a fasi alterne le aziende vengono considerate un problema per l’ambiente o la sicurezza».
Le imprese meritano sempre questa fiducia?
«Nella stragrande maggioranza dei casi. Un esempio per tutti: in Italia gli incidenti sul lavoro sono addirittura meno che in Germania».
Cosa ci manca per ripartire davvero?
«La fiducia. Il Paese deve riconoscere le proprie forze. Ora serve un’accelerazione. Non possiamo accontentarci di una crescita del Pil allo 0,7-0,8%. Soprattutto perché il 2% è a portata di mano».