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Ritardi clamorosi per completare le grandi infrastrutture

Per completare in Italia una grande opera ci vogliono mediamente 14 anni e mezzo. Il dato clamoroso viene da uno studio dello Svimez condotto su 35mila cantieri attivi in Italia tra il 1999 e il 2013. Alla base del ritardo vi sono i tempi della burocrazia che assorbe il 61% dei tempi di realizzazione.

La realizzazione di una qualsiasi infrastruttura – spiega lo studio – passa attraverso cinque fasi (progettazione preliminare, definitiva, esecutiva, affidamento dei lavori ed esecuzione dei lavori), ed i ritardi si accumulano soprattutto tra una fase e l’altra, nei cosiddetti ‘tempi di attraversamento’ cioè i periodi morti che rallentano, o addirittura fermano, l’iter dell’opera impedendole di passare alla fase successiva. Molte le ragioni di questi stop-and-go: attese di finanziamenti, decisioni subentranti da parte di altri Enti, interventi della magistratura, opposizioni, ecc.).

Per lo studio, il momento di maggiore incertezza nella realizzazione dell’opera è il progettazione preliminare, nella cui fase per il 75% dei casi si producono ritardi e rallentamenti.

Una burocrazia quindi lenta ma anche incapace e farraginosa: infatti, tanto più piccolo è il cantiere tanto più è il tempo che si perde in cerca di fondi o autorizzazioni. “Nei cantieri di importo superiore a 100 milioni i tempi di attraversamento pesano per il 45% del tempo totale, mentre per le opere che costano meno di 100 mila euro arriva a pesare il 72%”. Così i tempi si allungano e così per i micro interventi (che non hanno bisogno di una gara) ci vogliono in media quasi tre anni, mentre per le grandi opere ce ne vogliono più di 14.