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Professioni, la crisi nei numeri dell’esame di stato: -30% per architetti e ingegneri

Le libere professioni perdono appeal. Almeno a giudicare dai dati: dieci anni fa a iscriversi agli Albi erano stati in 74mila, nel 2013 (ultimi dati disponibili) non hanno raggiunto i 50mila. Il 33% in meno. La discesa degli iscritti è stata preceduta da un calo dei candidati: nell’ultimo decennio hanno disertato gli esami di Stato 15mila aspiranti (-14%). Discesa in parte mitigata dall’andamento delle selezioni del 2013, che hanno fatto registrare un aumento dei candidati rispetto all’anno precedente: 95mila contro i 93mila del 2012. 

Nel complesso, dunque, il numero di chi accede all’Albo non sale. È però vero che è possibile solo un confronto parziale, perché il dato sugli avvocati – riferito al 2012 (ultimo dato disponibile) – è incompleto, in quanto ancora privo dei risultati di sei Corti d’appello. Ma la tendenza – in base alla fotografia scattata dall’Ufficio statistica del Miur – sembra quella di una diminuzione generalizzata degli iscritti agli Albi. 

Con i dovuti distinguo: sul decennio perdono quasi tutti, con percentuali significative per i geologi e gli agronomi (rispettivamente un calo del 76% e del 60%), una diminuzione vistosa anche per le professioni tecniche degli ingegneri e architetti (con segni meno rispettivamente del 40% e del 36%), dei chimici (-53%) e degli odontoiatri (-41%). Tengono, invece, gli assistenti sociali (+14,8%), i biologi (+6,8%), i farmacisti (+5,4%) e, con percentuali più contenute, gli psicologi (+0,3%). 

Per Andrea Mascherin, presidente del Consiglio nazionale forense, il calo dei praticanti (2013 a parte) e degli abilitati è anche il risultato di un modo di affacciarsi alla professione legale: «I praticanti – spiega – spesso affrontano l’esame di Stato un po’ al buio, insieme ad altri concorsi: quello di magistrato, di notaio, le selezioni per il pubblico impiego. La scelta della professione di avvocato diventa, pertanto, residuale. Si tratterebbe, invece, di renderla più consapevole attraverso un percorso specifico già all’università. Stiamo lavorando in questo senso con i ministeri della Giustizia e dell’Istruzione».

Per Gerardo Longobardi, alla guida dell’Ordine dei commercialisti, una certa selezione all’ingresso (in media uno su due non ha passato l’esame) «è fisiologica, perché l’esame si articola su campi molto vasti». In ogni caso l’Ordine continua a veder aumentare i propri iscritti: «Nel 2015 siamo oltre i 116mila, con un incremento dell’1% – aggiunge Longobardi – e le donne superano il 30%». 

Anche i consulenti del lavoro stanno intervenendo sull’accesso: «Stiamo investendo – afferma Marina Calderone, presidente dell’Ordine – sui giovani e sui percorsi d’ingresso. Assieme all’ente di previdenza stiamo attuando iniziative di sostegno al praticantato e stipulando convenzioni con gli atenei, per rendere l’accesso rapido, garantendo comunque alti livelli di preparazione». 

La formazione universitaria troppo teorica, del resto, è il primo ostacolo per molti laureati in fase di abilitazione. Tra questi gli architetti, che in dieci anni hanno perso il 36% degli abilitati: «Siamo una delle poche professioni per le quali il tirocinio non è ancora obbligatorio, nonostante noi lo chiediamo a gran voce» spiega il presidente del Consiglio nazionale, Leopoldo Freyrie. 

La mancanza del numero programmato, «ma anche la possibilità di accedere alla laurea in servizio sociale da percorsi troppo distanti» sono – secondo Silvana Mordeglia, presidente dell’Ordine assistenti sociali – tra le ragioni che hanno fatto aumentare il numero dei «bocciati» in questa categoria, che al contrario vanta nel decennio un boom di aspiranti, «concentrato però soprattutto negli anni più lontani, quando ancora il settore pubblico garantiva sbocchi». 

Per molti la perdita di attrattività inizia sempre prima. Come per gli architetti, falcidiati dal blocco dell’edilizia: «Quest’anno per la prima volta – sottolinea Freyrie – le iscrizioni ai test d’ingresso per architettura sono dimezzate rispetto all’anno scorso».