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Piano Juncker, il contributo degli Stati sale a 33,5 miliardi

Anche se lentamente, continua a crescere il numero dei Paesi che hanno annunciato il loro sostegno concreto al piano per gli investimenti della Commissione europea mentre partono i primi progetti.
L'ultimo Stato in ordine di tempo a promettere contributi è stata la Polonia che attraverso la sua Banca nazionale promozionale Bank Gospodarstwa Krajowego (“Bgk”), fornirà 8 miliardi di euro al Feis, il Fondo europeo per gli Investimenti strategici, che è il cuore del piano Juncker, e che sarà istituito in stretto partenariato con la Banca europea per gli investimenti (Bei).

La Polonia è il sesto Paese a contribuire al Piano seguendo l’esempio della Germania, la prima a farsi avanti e che ha garantito 8 miliardi, Spagna (1,5 miliardi), Francia e Italia (8 miliardi) e il piccolo Lussemburgo 80 milioni di euro. In tutto sono poco più di 33,5 miliardi. Questo soldi andranno ad aggiungersi ai 21 miliardi di euro di risorse comunitarie, di cui 16 miliardi di garanzie dal bilancio pluriennale dell’Ue e cinque miliardi dalla Bei, che secondo le stime dell'esecutivo, grazie a un effetto moltiplicatore di 15 a 1 dovrebbero diventare 315 in tre anni.

Il presidente della Cassa depositi e prestiti, l'istituto che metterà i soldi per l'Italia, Franco Bassanini, in un'intervista all'Ansa ha affermato che “il successo del Piano Juncker si decide ora”, visto che “le regole di ingaggio sono ancora in discussione”.

E proprio dalle regole dipenderà il suo effetto anticiclico. “Avremo un effetto di spinta sull'economia se investimenti e quindi cantieri e quindi l'occupazione, potranno partire subito fra la seconda metà del 2015 e il 2016. Se invece i progetti diventeranno cantierabili nel 2018, non dico che il piano Juncker non varrà niente, ma varrà pochissimo”.

La Cassa depositi e prestiti, così come gli altri istituti che gestiranno i contributi nazionali, ha dettato alcune condizioni. “Siamo disposti a partecipare con le nostre forze – ha sottolineato Bassanini – ma a patto che le garanzie dell'Efsi non vengano considerate aiuti di Stato vietati e che non ci siano concesse a prezzo di mercato come farebbe qualsiasi società si assicurazione privata”.

E la Banca europea per gli investimenti (Bei) sta cominciando a scaldare i motori e ha comunicato mercoledì che insieme al Fondo europeo per gli investimenti (Fei) ha destinato 300 milioni ai primi progetti del Piano, anche in Italia. Questi progetti includono investimenti nella ricerca sanitaria in Spagna, l’espansione di un aeroporto chiave della Croazia, la costruzione di 14 nuovi centri sanitari in tutta l’Irlanda e il sostegno per l’innovazione industriale nel nostro Paese, nello specifico beneficerà di un sostegno fino a 100 milioni di euro il Gruppo siderurgico cremonese Arvedi, per l'ammodernamento dei propri impianti produttivi.