Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Pianificare un trasporto stradale? Roba da “cervelloni”

Il trasporto stradale (delle merci; ma lo stesso vale, mutatis mutandis, per le persone) possiede alcune caratteristiche straordinarie. Sono queste, a renderlo quantitativamente sempre significativo (anche senza guardare ai “picchi” percentuali del trasporto su gomma raggiunti in Italia) e, comunque, imprescindibile dal punto di vista logistico (non c’è catena logistica che non preveda almeno un tragitto, lungo o breve, su strada). Proviamo a elencarle: la parzializzazione, cioè la possibilità di effettuare il trasporto con mezzi di piccola dimensione unitaria; la capacità di raggiungere praticamente tutti gli angoli del territorio; l’opportunità di effettuare le operazioni terminali (scarico) in quasi tutti i punti del percorso; la libera scelta di itinerario e velocità; la specializzazione dei veicoli in rapporto alle caratteristiche delle merci trasportate (frigoriferi, cisterne, ribaltabili, ecc.).

Sono, dicevamo, caratteristiche straordinarie. Un “miracolo” talmente grande da non essere nemmeno percepito come tale, perché ci viviamo letteralmente “dentro”. Frutto storico dell’applicazione del motore a combustione interna alla trazione stradale e del grandioso sviluppo delle infrastrutture viarie.

Ma la pianificazione logistica è, per il trasporto stradale, immensamente difficoltosa. E questo si spiega proprio in ragione delle stesse caratteristiche sopra tratteggiate. Se è vero che parliamo di un’infrastruttura a libero accesso, liberamente fruibile da un qualsiasi possessore di veicoli stradali, che ne può decidere l’impiego in ogni momento e su qualsiasi percorso, è altrettanto vero che, stante una simile libertà, su tale infrastruttura può avvenire di tutto. Letteralmente, di tutto. Ostacoli, congestioni, atti antropici dolosi o colposi, ripercussioni di ogni tipo da un territorio rispetto a cui la strada non ha alcun “filtro protettivo”: sono gli elementi di incertezza che possono portare alla disperazione i manager della logistica chiamati a calcolare, e ottimizzare, la dinamica dei tragitti di autocarri, autotreni, autoarticolati.

Adesso, a quanto pare, prova a lavorare sul tema il MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston. Vale a dire, il non plus ultra delle Università scientifiche, fucina di premi Nobel. Sembra, infatti, che alcuni ricercatori del CSAIL (Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory) del MIT stiano mettendo a punto un sistema che aiuti ad affrontare le molte cause di incertezza nella pianificazione logistica dei trasporti stradali: traffico, incidenti, alluvioni, ritardi nelle operazioni di carico e tanto altro ancora.

Un sistema, per di più, che, in base all’obiettivo assegnato (minimizzare i chilometri, ridurre il tempo, evitare pedaggi…), possa automaticamente definire i percorsi ottimali in base alle informazioni di traffico e alle mappe aggiornate in tempo reale; e riesca a reagire a cambiamenti inattesi come una strada chiusa, proponendo subito le alternative.

Vedremo quali saranno le ricadute, pratiche e commerciali, di studi di questo tipo. Intanto, c’è una curiosità di assoluto interesse: sembra che sia stato necessario, per la pianificazione “scientifica” di un banale viaggio di camion, ricorrere allo stesso algoritmo, complicatissimo, usato per gestire i rischi che affrontano i robot utilizzati per mappare i fondi oceanici. Macchine, quindi, che non possono sapere quali ostacoli troveranno, né a quali correnti o pressioni saranno sottoposte.

L’Ente proprietario della strada, ossia il responsabile primo della mobilità stradale, ha, da tempo, un’interna consapevolezza, sia pure del tutto empirica, di ciò: gestire la circolazione stradale equivale ad affrontare un mare di complicazioni. Un oceano di problemi, sembra dirci (adesso) il MIT.