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Lombardia, Veneto ed Emilia uniscono le forze: un gigante che supera il Pil della Turchia

Il Veneto porta in dote la sua capacità di intercettare risorse. La Lombardia un profilo sempre più internazionale. A sua volta l’Emilia Romagna mette sul piatto, oltre alla forte vocazione all’export, la ricerca e il monitoraggio puntuale dello stato dell’economia.

Con l’intesa tra le Unioni regionali delle Camere di commercio, il sistema camerale delle tre aree posiziona i primi tasselli di un piano strategico di collaborazione e integrazione che potrebbe portare anche a una fusione dei tre enti e che già da ora mostra tutta la forza economica di questa macro area. Un gigante con un Pil di oltre 625 miliardi pari a più del 40% di quello nazionale e che con la sola industria manifatturiera arriva a superare il 54% del valore aggiunto del Paese. Un Pil superiore a quello della Turchia, dei Paesi Bassi, della Svizzera.

«Il nostro obiettivo – dice Maurizio Torreggiani, presidente di Unioncamere Emilia Romagna – è quello di essere utile al sistema delle imprese rafforzando i flussi di collaborazione. Di fronte al cambiamento dei sistemi economici, una riorganizzazione sulla base di un unico criterio: l’efficacia per le imprese in territori che si caratterizzano per forte omogeneità per filiere produttive e legami infrastrutturali».

La macro area si presenta con numeri da prima della classe in Europa, con sistemi e specializzazioni che già travalicano i confini. Come nel caso di quel sistema moda che da Belluno arriva a Modena e di una agroindustria che si apre spazi da Forlì a Lodi.

È un matrimonio che coinvolge 28 enti camerali che, come spiega Giandomenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia, «si collocano nella fascia alta dell’efficienza. Parte una collaborazione strutturata che mette a fattore comune elementi di eccellenza come l’internazionalizzazione, il centro studi, la progettazione europea, per dare risposte sempre più efficaci alle imprese». Partendo, dunque, dai numeri l’intesa, sottoscritta a Bologna, indica le prime priorità. Si parte dal monitoraggio dell’economia, si arriva a servizi e progetti per rafforzare la dimensione internazionale delle imprese per poi proseguire con la condivisione degli strumenti necessari ad agganciare tutte le opportunità offerte da Bruxelles per lo sviluppo.

Se c’è un handicap per queste tre regioni capaci da sole di intercettare il 60% delle multinazionali straniere che investono in Italia, questa è la zavorra della tassazione – quasi il doppio rispetto alle altre regioni europee – e della capacità di attrarre capitali esteri fortemente condizionata prima di tutto dalla burocrazia, cosa che fa della semplificazione amministrativa un altro traguardo. «L’accordo – osserva Fernando Zillio, presidente di Unioncamere Veneto – riconosce a ogni unione regionale di essere depositaria di eccellenze in qualche modo esclusive e le mette assieme nella convinzione che sia massimamente produttivo evitare di disperdere energie migliorando le proprie performance a beneficio di un numero molto vasto di imprese».