L’occupazione che cresce fa ben sperare per la ripresa della produttività del sistema Italia.
Insieme all'incremento del livello degli ordini «sostenuto soprattutto dalla domanda estera», alla crescita della fiducia dei consumatori e delle immatricolazioni di auto e ai primi «segnali di ripresa» nella compravendita di immobili fanno pensare che la crisi italiana sia «ad un punto di svolta».
Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervenendo a Milano alla presentazione del progetto `Building´ promosso da Anie e Anima. In questo scenario, «mancano ancora all'appello una ripresa più convincente della domanda interna» che equivale all’uscita dalla deflazione, «ma diversi segnali lasciano presagire una dinamica positiva».
Il dato più incoraggiante, quello che sostiene davvero l’analisi di Squinzi «è la ripresa dell'occupazione»: «Il fatto che questa tendenza si sia sviluppata prima del Jobs Act e della legge di Stabilità è un indice della ripresa produttiva. Così come le 76mila domande presentate dalle imprese all'Inps per fruire dei benefici sulle assunzioni a tempo indeterminato indicano aspettative produttive positive e con un orizzonte temporale più esteso e non limitato al breve termine».
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Insomma, per l’economia italiana si va delineando una schiarita, e contro la crisi le imprese hanno fatto sviluppo e internazionalizzazione soprattutto con le proprie forze». Il grande assente è un disegno coerente di sviluppo industriale del Governo, che «ha adottato una serie di misure di politiche industriali», senza però che emerga ancora «un vero disegno di rilancio industriale che , facendo leva sulle iniziative comunitarie, orienti tutti il sistema produttivo verso l'innovazione e la competitività».
Altro fronte sguarnito nell’azione del Governo è la spending review e la riduzione del debito pubblico. «Occorre proseguire nel percorso avviato e rafforzare questo trend per portare i livelli di spesa pubblica al 3% del Pil, soglia che da tempo abbiamo indicato come punto di partenza per colmare il ritardo infrastrutturale accumulato dal nostro paese negli ultimi 20 anni», ha spiegato Squinzi nel suo intervento al convegno dedicato alle prospettive dell'industria edilizia. Quanto fatto con la Stabilità «potrebbe essere rafforzato grazie alle recenti iniziative europee in materia di investimenti pubblici e politiche di bilancio, ad esempio i nuovi orientamenti sulla flessibilità dei conti pubblici e degli stati membri e con il piano Juncker».
Da Qe risparmi su spesa per interessi e opportunità per investimenti pubblici
I meccanismi del piano di investimenti promosso dal presidente della Commissione Ue sono ancora da definire, ha detto Squinzi, «ma l'idea sarebbe far confluire queste risorse in piattaforme nazionali che sosterranno progetti di investimento prioritari». «L'Italia – ha ricordato poi Squinzi – ha deciso di sostenere il nostro piano nazionale con otto miliardi di euro di risorse proprie», ma a questo «potrebbero aggiungersi i risparmi sulla spesa per interessi generati dal quantitative easing della Bce, che potrebbero finalmente offrirci l'opportunità di usare una più consistente leva pubblica per investimenti».