Condividi, , Google Plus, LinkedIn,

Stampa

Governo contro i Comuni: basta multe selvagge e spese di notifica gonfiate

Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, intervenendo in collegamento da Roma al Quattroruote Day a Milano, ha criticato il comportamento di molti comuni d’Italia che esagerano nell’applicazione di molte delle norme contenute nel codice della strada per fare cassa.

«Non è tollerabile che si utilizzi la leva delle contravvenzioni per ripianare buchi di bilancio o per finanziare opere pubbliche. Sarebbe preferibile – ha aggiunto Lupi – utilizzare la forma della “imposta di scopo” per ottenere gli stessi risultati».

I Comuni devono inoltre stare attenti a gonfiare le spese di notifica dei verbali delle contravvenzioni ai cittadini, perché «le spese di notifica sono molto chiare: non si possono mettere in quelle spese voci diverse. Se poi si troverà un cittadino che farà ricorso» con successo «al giudice di pace, perché quelle spese di notifica sono inaccettabili, poi non si venga a piangere». Lo ha sottolinea il ministro.

 «Da ministro dei Trasporti dico ai Comuni: attenzione, prima che succeda come con le strisce blu – continua Lupi – non è che si può prendere e aggirare l'ostacolo». Il ministro ha stigmatizzato la tendenza delle Amministrazioni comunali a gonfiare le spese di notifica per compensare lo sconto del 30%, previsto dalla legge per chi paga entro pochi giorni.

Lupi ha ribadito inoltre che la notifica, che prima doveva essere fatta entro 150 giorni, «una vergogna», ora deve essere fatta entro 90 giorni, termine che decorre «dal giorno in cui viene commessa l'infrazione». Al momento invece alcune amministrazioni comunali lo fanno decorrere dal giorno in cui i Vigili Urbani, esaminando le foto del mezzo scattate dall'autovelox, accertano l'infrazione a carico dell'automobilista.

Anziché caricare voci non dovute nelle spese di notifica, conclude Lupi, «i Comuni possono istituire delle tasse di scopo, ma avere una tassazione indiretta a carico degli automobilisti è assolutamente una vergogna».