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Gli enti locali attendono un miliardo per frenare il degrado delle strade

Le aziende che lavorano alla manutenzione delle strade italiane confidano sull’allentamento del patto di stabilità. Gli enti locali dovrebbero poter spendere circa un miliardo di euro in più. «La misura potrebbe ridare ossigeno al nostro settore, consentendo la messa in sicurezza del patrimonio stradale del paese», afferma il presidente del Siteb Michele Turrini.

Secondo le stime dell’associazione, dal 2006 al 2015, anche a causa del patto che bloccava la spesa di Comuni e Province, molti lavori non si sono fatti. «Non abbiamo messo in opera oltre 96 milioni di tonnellate di asfalto necessario a garantire la buona salute delle carreggiate, per un valore complessivo pari a 9 miliardi di euro», raccontano dalla Siteb. Un risparmio di denaro solo apparente, secondo l’associazione. L’assenza di manutenzione ha portato al degrado della pavimentazione stradale. Spaccature e infiltrazioni d’acqua sono state le conseguenze del mancato rifacimento nei tempi convenuti della carreggiata. E hanno compromesso molte arterie, rendendo necessari oggi costosi lavori straordinari. Tanto che, secondo gli operatori del settore, per mettere in sicurezza il nostro patrimonio stradale riportando gli investimenti al livello del 2006, sarebbe necessario investire tra i 40 e i 50 miliardi di euro. «Una spesa elevata, ma necessaria per fermare il deterioramento della rete viaria », raccontano i manutentori. Una striscia d’asfalto lunga circa 500mila chilometri, se si escludono le strade  vicinali. E di questi appena 7mila chilometri sono costituite da autostrade. Mentre 25mila sono gestiti dall’Anas.

La mancanza di manutenzione ha colpito soprattutto le strade comunali, provinciali. «Così si è generato un meccanismo perverso – commenta Turrini – che fa lievitare ogni giorno di più i costi della manutenzione ordinaria, creando un nuovo tipo di debito grigio o invisibile per la pubblica amministrazione». Non si può continuare ad andare avanti in questo modo, secondo Siteb. «Di recente diverse Province sono arrivate a vietare la circolazione su alcune strade perché non fruibili per questioni di sicurezza – affermano dall’associazione – Ma anche sulle strade gestite dall’Anas, alcuni tratti sono stati chiusi per buche e deformazioni del manto stradale».

La situazione è sotto gli occhi di tutti. Meno lavori hanno avuto poi messo in ginocchio il settore. Soprattutto le imprese che si occupavano di lavori di manutenzione per conto degli enti pubblici ne hanno risentito. Sia per assenza di lavori che per i mancati pagamenti. «Nonostante le attese e le promesse – ricorda Turrini – molte grandi opere infrastrutturali non sono ancora partite e l’andamento dei primi sei mesi del 2015, non alimenta concrete speranze di recupero nel breve periodo».

Meno colpiti invece i produttori di bitume, grazie alle esportazioni. Nel 2014 le quantità di bitume venduto sono aumentate del 5 per cento raggiungendo i 2,8 milioni di tonnellate, soprattutto grazie ai mercati del Nord Africa e del bacino del Mediterraneo. Ma i consumi interni sono scesi di un altro 1,5 per cento, portando a 1,5 milioni di tonnellate il bitume venduto nel Bel Paese. La produzione di conglomerato bituminoso, che nel 2013 ha segnato il minimo storico (22milioni di tonnellate), ha registrato un leggero aumento dello 0,2 per cento nel 2014, grazie al completamento di alcune grandi opere nel Nord Italia, come l’autostrada Bre.Be.Mi, la pista di volo dell’aeroporto di Orio a Serio (Bergamo) e la viabilità intorno all’Expo di Milano. (st.a.) “Dal 2006 al 2015 non abbiamo messo in opera 96 milioni di tonnellate di asfalto necessario a garantire la buona salute delle carreggiate”.